Edito dal Mulino,autore Ernesto Galli della Loggia, è un libro, tra l’altro autobiografico che parla dell’Italia negli anni della Repubblica.
È un libro che si offre al lettore con i suoi contenuti reali, tra l’altro autobiografici, da parte dell’autore che, raccontando l’Italia si racconta, per mettere a nudo i mali italiani negli anni della Repubblica.
Mali che si possono individuare soprattutto e prima di tutto, nell’incapacità italiana a darsi quel cambiamento assolutamente necessario, mancando il quale l’Italia si è negata al futuro possibile oltre che necessario.
Molti degli errori del recente passato italiano, con tra l’altro, complici gli intellettuali sempre pronti a schierarsi ed a sostenere il potere sovrano, sono soprattutto nel grande male italiano di una grande ed insuperabile confusione tra politica e morale. Una confusione infinita che ci ritroviamo maledettamente nel sistema Italia,gravemente ammalato di italianità diffusa.
Galli della Loggia, in questo suo libro, con una forte impronta autobiografica, ci racconta dell’Italia; dei suoi mali; delle tante cose non fatte, il frutto di un non cambiamento italiano, fortemente dannoso al futuro del nostro paese, dove chi doveva agire per il bene dell’Italia, purtroppo, facendo male al Paese e non poco anche al futuro italiano, non l’ha fatto, venendo così meno a quell’impegno condiviso che serviva all’Italia del pensiero e più ancora del fare.
L’Italia che doveva cambiare, purtroppo, non è cambiata. Tanto con gravi e condivise responsabilità da parte degli intellettuali e prima ancora, da parte della politica, moralmente indifferente al bene italiano e con questo al futuro italiano, con un grave vuoto esistenziale del mondo dei giovani che oggi si ritrovano orfani di futuro.
Quello di Galli della Loggia, un bravo ed attento studioso del passato italiano, è un percorso fortemente coinvolgente che troverà compagni di viaggio, il sensibile, attivo e partecipato mondo dei tanti lettori, che hanno vissuto con l’autore, gran parte degli avvenimenti italiani, cari all’autore ed agli italiani che oggi se ne devono saper rendere intelligentemente protagonisti, per cambiare l’Italia; per dare un futuro italiano all’Italia.
Nell’Italia che non sa cambiare c’è, prima di tutto e soprattutto, il Sud rassegnato al suo familistico destino del non c’è niente da fare, per cui è rimasto indietro; per cui invecchiato e con una popolazione ormai prossima a scomparire, soprattutto dai territori minori, essendo le sue energie giovani, sia di braccia che di cervelli, in fuga verso mondi nuovi, capaci di garantire il vivere, lo sviluppo e quindi il futuro da sempre mancato.
Oggi, con l’Italia che non sa e non vuole cambiare, quello del mancato sviluppo e quindi del futuro negato, è un problema diffusamente italiano.
Il libro di Ernesto Galli della Loggia è un utile libro italiano; un libro che porta a chi lo legge a riflettere ed a fondo sul mancato cambiamento italiano e sui tanti mali da cancellare per scrivere capitoli concretamente nuovi, di una nuova storia italiana, con il forte protagonismo italiano, tra l’altro, come il saggio frutto dell’insieme italiano di intellettuali e di politici, finalmente uniti e capaci di camminare insieme, al fine di cambiare l’Italia, garantendo un futuro possibile anche ai giovani, oggi disperatamente soli, abbandonati a se stessi e dal futuro cancellato.
È questo di Galli della Loggia, un nuovo libro italiano che farà discutere; che promuoverà un confronto allargato ed un dibattito di idee per cercare di trovare la strada giusta al cambiamento italiano. È un libro di facile e piacevole lettura.
Il professore della Loggia, da autore intelligente, nelle pagine del libro ha saputo mettere insieme importanti momenti di storia italiana, in una con i ricordi e le tante vicende pubbliche raccontate per raccontarsi, rendendole umanamente vive e ricche di tanti suoi sentimenti personali.
Il racconto narrante non è assolutamente fine a se stesso; ha per obiettivo primario il mettere a nudo le cause delle tante difficoltà, delle tante impossibilità italiane a cambiare, modernizzando, così facendo, l’Italia ormai invecchiata ed assolutamente incapace di rendersi protagonista del nuovo; dell’umanamente nuovo, la grande anima del mondo in cammino, tra l’altro, aperto agli altri e capace di rigenerarsi in un saggio “insieme italiano”, oltre che diventare “insieme del mondo globale”.
Il cambiamento è assolutamente possibile; il cambiamento è naturalmente possibile; il cambiamento è umanamente possibile. Oltre che possibile, è assolutamente necessario.
Il cambiamento che non c’è, come nel caso italiano, è innaturale. È, tra l’altro, antropologicamente innaturale, il fatto che le persone, facendosi male, si ostinano a non voler cambiare; si ostinano a rimanere ferme, aggrappandosi ai vecchi ricordi che, così facendo, non permettono di entrare a fare parte di noi, creando, i necessari momenti di un mondo nuovo.
Di un mondo umanamente nuovo, aperto ai cambiamenti e quindi al futuro possibile, il grande motore dell’esistenza umana che, assolutamente non può starsene ferma; deve cambiare, evitando di avvitarsi su se stessa, circondata dalla protezione innaturale di un immobilismo profondo che ha la sua ragione d’essere, prima di tutto nelle idee ferme; nelle idee spente e senz’anima necessarie ad un dialogo costruttivo assolutamente necessario per cambiare e così facendo, fare camminare il mondo, altrimenti, disumanamente immobile.
È un libro da leggere e da porre all’attenzione di un dibattito d’insieme italiano per capire e finalmente, da protagonisti partecipi, il ruolo di ciascuno di noi nella storia; un ruolo importante che trova le sue ragioni d’essere nella memoria storica, un patrimonio che ci appartiene e che non solo non dobbiamo cancellare, ma studiare a fondo, per costruire a più mani, saggi momenti di un intelligente cambiamento, tutto rivolto al futuro possibile.
Un futuro umanamente possibile grazie alla mobilità delle idee che hanno in sé il seme del saggio e tanto atteso cambiamento, senza il quale, si rimane fermi; senza il quale, si affonda nell’oscurità di un labirinto tortuoso, buio e silenzioso che non permette di guadagnarsi neppure la speranza di un futuro possibile, in quanto negato dal nostro comportamento di uomini della Terra italiana che non sanno e tantomeno vogliono cambiare, ostinandosi a rimanere fermi; a rimanere ostinatamente fermi. Tanto, negandosi al cambiamento; tanto, rifugiandosi nell’immobilismo; tanto, non facendo girare, nel verso umanamente giusto, il motore dell’esistenza circondandola, così facendo, di negatività.
Avviandosi alle conclusioni, l’autore di “Credere, tradire, vivere” un bel libro italiano, ricco di umanità italiana cangiante o meno cangiante, senza pontificare e/o tanto meno autocelebrarsi per le sue verità scritte ed affidate alle pagine di un utile percorso narrante, tenendosi lontano da atteggiamenti inopportunamente moralistici, ci informa con saggia serenità di una ricca storia italiana, purtroppo e con grave danno italiano, mancante di un processo assolutamente necessario di autoconsapevolezza del passato; degli errori del passato importanti da conoscere e considerarli per cambiare, guardando al futuro italiano, parte di un patrimonio condiviso.
Questo, vuoto di analisi condivisa, ci dice Galli della Loggia, è stato un grave errore italiano; un grave errore storico e del pensiero italiano che non ha permesso di avere la capacità individuale e di insieme di leggere intelligentemente la storia nelle importanti pagine della storia italiana, degli errori vissuti nel passato da rimuovere senza cancellarne le verità, per evitare, così facendo, il grave danno dell’inopportuno acuirsi della confusione tra politica e morale.
Galli della Loggia, nel raccontare, concludendo il percorso del suo libro che, farà sicuramente discutere e tanto, si racconta parlando della sua esperienza negli anni Sessanta italiani, un tempo quando nel nostro Paese non era possibile non essere di sinistra.
Molti giovani italiani, compreso il suo caso, come ci racconta nella sua confessione narrante, diventarono di sinistra in modo assolutamente naturale; tanto, perché era parte di un mondo con idee che apparivano più moderne e più vive, con alla base una nuova cultura ed una capacità critica fino ad allora, del tutto estranea al nostro Paese, ancora fermo ed insensibile al cambiamento; un cambiamento italiano assolutamente tardivo e per molti aspetti, ancora oggi il simbolo, concretamente triste, del vecchio italiano.
Un vecchio che ha fatto tanto male al nostro Paese e che non ha permesso di costruire insieme, con lo sguardo rivolto al futuro, un percorso da tempo nuovo per un decisivo cammino d’insieme con alla base quella storia sociale italiana con protagonisti italiani cambiati; italiani assolutamente nuovi, capaci di costruire insieme, il nuovo italiano; il nuovo futuro di civiltà e di progresso italiano, con lo sguardo rivolto al passato di saperi da scoprire e riscoprire per pensare insieme al saggio mondo cambiato di un tempo in cammino, con le caratteristiche del tempo nuovo di questo Terzo Millennio, umanamente globalizzato.
Giuseppe Lembo