Appena quattro voti di margine. La maggioranza che regge il governo si è fatta sempre più sottile a Palazzo Madama, aula che da sempre decreta la vita o la morte degli esecutivi. E ora, dopo che il Movimento 5 Stelle ha espulso i due senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, gli alleati gialloverdi saranno costretti a procedere con la massima attenzione prima di sottoporre le riforme chiave al Parlamento. Torna lo spettro del pallottoliere, e c’è chi già richiama il secondo governo Prodi, in attesa anche della «sentenza» dei probiviri del Movimento riguardo il destino delle altre due senatrici «ribelli», Paola Nugnes ed Elena Fattori. Rischiano, dicono fonti dei 5 Stelle, «se continuano a non tenere conto delle decisioni del gruppo». L’agenda dei lavori parlamentari prevede subito una ripartenza in salita: dopo la pausa natalizia si dovrà votare la legittima difesa, legge chiave per la Lega, ma che nell’ala sinistra M5S causa forti mal di pancia. E tra un mese toccherà all’autonomia, misura che innescherà la medesima dinamica politica. A Palazzo Madama la soglia per la maggioranza è a quota 161 senatori. I leghisti (58) e i pentastellati (107, dopo le due espulsioni di San Silvestro) hanno appunto 4 voti di vantaggio. E, nel caso in cui dovessero essere cacciate anche le due senatrici ancora «sub iudice», si arriverebbe a quota 163, appena due voti sopra il quorum. Certo, in realtà la maggioranza ha finora potuto contare anche sull’appoggio dei due MSS passati al misto, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, e spesso anche sui due senatori eletti all’estero iscritti al gruppo Misto. Ma resta il fatto che l’espulsione dei dissidenti ha suscitato parecchie critiche anche tra i parlamentari più vicini al presidente della Camera Roberto Fico e rischia di agitare ancora di più le acque alla vigilia di mesi in cui si accentuerà la competizione tra MSS e Lega in vista della conta delle europee. Il capogruppo MSS alla Camera Francesco D’Uva ostenta sicurezza: «Non c’è nessun problema di numeri. Anche al Senato la maggioranza è solida. ‘Tutti devono capire che siamo chiamati a rappresentare in Parlamento le istanze dei cittadini. Abbiamo firmato un contratto di governo». La chiave del ragionamento, appunto, è quel «tutti devono capire». Perché, raccontano, se è vero che Silvio Berlusconi ha frenato la sua “Operazione scoiattolo”, ovvero la campagna acquisti di parlamentari 5 stelle delusi, è comunque un fatto che dalle parti di Fi si continua a scommettere su un logoramento della maggioranza in tempi piuttosto brevi.