di SIMONA D’ALBORA
L’arte sbarca a Casal di Principe, aprirà infatti il 21 giugno prossimo presso la Casa Don Diana la mostra “La luce vince l’ombra – gli Uffizi a Casal di Principe”, a cura di Antonio Natale e Fabrizio Vona e in collaborazione con il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Galleria Nazionale degli Uffizi, il Museo Nazionale di Capodimonte, La Reggia di Caserta, il Museo Campano di Capua e il comune di Casal di Principe, Fiba Social Life Cuore,
Un progetto R_Rinascita per Casal di Principe a cura di Alessandro de Lisi e Giacinto Palladino
Con il patrocinio, infine, del: Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco
La mostra, che sarà possibile visitare fino al 21 ottobre 2015, polarizza l’attenzione sulla pittura del Seicento, artisti napoletani o a Napoli legati, linguisticamente affascinati dall’espressione di Caravaggio, poi con delle incursioni contemporanee, allo scopo di valorizzare opere oggi custodite a Napoli e a Firenze. Un’occasione per dimostrare una volontà concreta di recupero civico, attraverso una mostra fortemente politica, che vuole rendere un servizio di incoraggiamento ad investire in un territorio in grado di reagire con capacità e sapienza, senza retorica e senza aspettare favori o vacua mondana solidarietà.
Casal di Principe, negli anni ha significato camorra, criminalità, biocidio e morte, ma anche coscienze che si risvegliano dal torpore. Accanto a fiaccolate, azioni giudiziarie concrete contro le discariche abusive e la criminalità, è necessario offrire una speranza più alle popolazione martoriate con la quotidiana opera di ricostruzione di un’alternativa sociale ed economica di progresso.
Responsabilità, rinascimento e rinascita sono le parole chiave di un programma più ampio di coesione sociale e civica sui temi del lavoro e della legalità, tenendo uniti i valori della sostenibilità e della trasparenza, con la valorizzazione delle buone prassi e la custodia dei talenti.
Così nasce un progetto, come questo, qui a Casal di Principe. Restituendo al luogo il Genio, l’opportunità di ricevere opere di bene e non solo corone di fiori e candele per i morti ammazzati, per gli emigrati e per gli esuli, perché sono, siamo, contro quei visitatori occasionali di questa terra per il solo gusto di farsi una fotografia con i parenti delle vittime.
Tutti i musei, le Istituzioni, le Università, le associazioni, il sindacato, le imprese perbene che stanno sostenendo questa sfida e che credono in un’utopia molto molto concreta, ambiscono a dare la possibilità di essere felici, trasformando – almeno un poco – questa terra in un posto senza ombra, senza tramonto, senza paura.
Le opere pittoriche scelte dai curatori sono perfetto esempio di rivoluzione, recupero attraverso l’arte e la storia del senso profondo del termine “partigiano”.
Poi, infine, tutto lo stupore per aver trovato due schegge perfette per aprire e chiudere questo primo discorso per la democrazia: una “Mater Matuta” di Capua e “Fate presto” di Andy Warhol dalla collezione Terrae Motus nella Reggia di Caserta.