Passano gli anni, ma non i problemi e per il teatro Massimo Bellini e i suoi lavoratori, di nuovo, non si prospetta un buon futuro.
Tante, tantissime le promesse di impegno per risolvere il nostro annoso problema da parte di politici e amministratori in questi anni, ma più passa il tempo e più la situazione peggiora perché i fondi diminuiscono sempre più vanificando gli sforzi di risanamento di tutti noi e mettendo a rischio il teatro più rappresentativo della città di Catania e la dignità delle nostre vite private.
Siamo considerati lavoratori stagionali ma in realtà, per molti anni, c’è chi arriva a contarne anche 34, abbiamo avuto contratti di 11 mesi e, invece di vedere finalmente riconosciuto il diritto alla stabilizzazione, negli ultimi due anni non abbiamo avuto neanche il precariato stabilizzato a cui le istituzioni ci avevano in qualche modo abituato. Abbiamo lavorato “a chiamata”, con contratti di pochi mesi, a volte part time, e lo abbiamo fatto senza mai guardare l’orologio o la mansione per cui siamo stati chiamati. Perché sì non sempre abbiamo fatto solo il nostro mestiere, ma lo abbiamo fatto per il teatro. Lo abbiamo fatto perché crediamo fortemente nella cultura, crediamo fortemente nell’idea che il rilancio di Catania passa anche dal teatro Massimo Bellini, crediamo nelle nostre professionalità, che sono indispensabili al funzionamento del teatro stesso e crediamo nel grande sforzo di crescita del soprintendente Roberto Grossi. Tutti ci siamo impegnati per avere i risultati positivi della stagione passata, ma anche lui come noi è profondamente preoccupato per il futuro. È vero che la gestione non sempre è oculata e non sempre lo è stato, ci sono questioni burocratiche per cui si preferisce pagare straordinari piuttosto che dare un lavoro ordinario a più persone, ma è anche vero che a fronte del netto miglioramento ottenuto diminuiscono sempre più i fondi della Regione Siciliana, l’unica proprietaria del teatro. “Non bastano a coprire bollette, manutenzioni e stipendi dei dipendenti che sono al di sotto della pianta organica e per il 2017/18 è annunciato un ulteriore taglio del 5%. Sotto il livello di sopravvivenza”, sono le preoccupanti parole del sovrintendente Grossi pubblicate da La Sicilia a metà agosto. Si tratta precisamente di 12 milioni e 400 mila euro per quest’anno e di 11 milioni e 800 mila euro per l’anno prossimo.
Noi siamo stanchi, non sappiamo più cosa fare e a chi rivolgerci per avere l’attenzione che siamo certi meritiamo. Siamo rimasti soli con il sindacato a combattere, ma sembra che le nostre parole si perdano nel vento o semplicemente sfiorano le orecchie sorde dei nostri politici. Il sindaco di Catania Enzo Bianco, nonché presidente del teatro cittadino, come altri, ha promesso più volte un suo intervento e a inizio anno, insieme al catanese assessore del governo regionale Anthony Barbagallo, ha addirittura annunciato la risoluzione definitiva del problema entro pochi mesi. Siamo già a settembre e gli annunci più che rosei sono neri. Il teatro ha bisogno di noi come noi del teatro, ma anche la città ha bisogno del teatro come il teatro ha bisogno della città. Servono soldi, ma serve anche una seria programmazione di recupero della struttura che ogni giorno e soprattutto con le piogge e le infiltrazioni, peggiora il suo stato.
Ci stupiamo come la politica tutta non abbia energia e voglia di giocare un ruolo da protagonista in questa vicenda.
Siamo molto preoccupati e facciamo appello a tutte le forze della città per evitare il declino della struttura ancora fiore all’occhiello di una città depressa come Catania. Siamo pronti a proteste eclatanti.
I lavoratori precari del teatro Massimo Bellini di Catania
Antonio Santonocito, segretario regionale Snalv, Confsal