Ad un passo da te chiede “RISPETTO “nei tribunali  per chi ha perso la vita e per i propri familiari.

Non sono una sprovveduta, questa è una denuncia pubblica e una richiesta d’aiuto a nome di tutti i ragazzi Calabresi che hanno perso qualcuno o assistito a omicidi efferati, violenti e premeditati, di cui non parla nessuno.

La richiesta va alle forze dell’ordine per la tutela, al Procuratore Capoccia e al Procuratore Gratteri affinché nessun’altro subisca quello che ho subito io nelle udienze scorse in tribunale a Catanzaro. Ho 18 anni è vero, ma ho già guardato la morte in faccia,quando mio fratello veniva ucciso davanti i miei occhi il 13 gennaio 2018.

Non sono una sprovveduta, ho assistito e collaborato fin da bambina alle iniziative associative di mia Madre.

Percorso di prevenzione, lotta alla violenza sulle donne e lotta alla criminalità organizzata.

Da quel 13 gennaio 2018 sono diventata all’improvviso grande, avevo sentito la storia di Lea Garofalo ma oggi posso dire che quella violenza la sento anch’io sulla mia pelle anche se sono una “SOPRAVISSUTA”

L’omicidio Giuseppe Parretta,

L’omicidio  Stefano D’Arca,

L’attentato in pieno giorno a fondo Gesù,

L’omicidio Giovanni Tersigni e cos’altro ancora?

Quante altre morti?!

Nella penultima udienza l’assassino di mio fratello si vantava di essere lo “spacciatore di elite” dei professionisti di Crotone e io oggi rifletto dopo gli arresti effettuati in questi giorni.

Un attenzione particolare c’è alla città di Crotone in questo momento, chiediamo più sicurezza e vigilanza.

Mi sono sentita tradita dalle Istituzioni in quei corridoi di tribunale dove non si ha rispetto per chi perde la vita, dove i familiari diventano vittime e agli assassini  viene dato il diritto di parola per offendere la memoria di chi ha subito la morte.

Ho avuto l’impressione che si trattasse di una semplice chiacchierata tra il diritto alla vita alla morte, ma mio fratello aveva solo 18 anni e tanti sogni nel cassetto.

Chiedo rispetto perché ho visto e sentito mettere in dubbio le nostre dichiarazioni da un pluripregiudicato con un lungo curriculum penale.

La mia famiglia è stata colpita perché nel centro storico  veniva  definita dai “collusi” però, l’infame che collaborava con le forze dell’ordine, mia madre però mi ha sempre insegnato a non mollare mai e a perseguire la giustizia sempre anche a costo della vita.

La mia politica non è quella urlata, è quella della cultura è questo quello che voglio portare davanti perché “con la CULTURA si può CAMBIARE IL MONDO“e con essa di può diventare “LIBERI E FORTI” se rimaniamo isolati “ci UCCIDERANNO TUTTI”se ci uniremo non potranno farlo.