Proseguono i sequestri nei confronti di strutture alberghiere sull’Isola d’Ischia. È di oggi infatti, un altro decreto di sequestro preventivo sequestro di una struttura turistico-ricettiva a Forio d’Ischia alla via Fumerie. Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura di Napoli, è stato eseguito dagli ufficiali di PG della Capitaneria di Porto di Napoli, in collaborazione con personale degli Uffici Circondariali Marittimi di Ischia e di Forio. La struttura comprende, oltre ad un residence, anche due piscine termali. Il reato per cui si procede è quello relativo alla violazione della normativa in materia ambientale, in particolare, lo scarico abusivo al suolo delle acque reflue. Le indagini, condotte dalla Guardia Costiera e dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, sono scattate dallo sversamento in mare di liquami provenienti dalla rete fognaria asservita al comune di Forio, avvenuto in diverse occasioni nella primavera/estate 2013 all’interno del porto di Forio,. le cui cause sono state individuate nella immissione di acqua termale ad alta temperatura nella rete fognaria da parte di alcune strutture alberghiere dell’isola, ed hanno già condotto al sequestro preventivo di sette strutture alberghiere, tutte a Forio, per analoghi reati.
All’esito delle indagini è emerso che la struttura in via Fumerie, effettuava lo scarico al suolo sia dei reflui provenienti dal residence, sia dei reflui termali, senza alcuna autorizzazione, essendo scaduta nel 2012 quella in precedenza rilasciata dalla Provincia, nonché in violazione dei parametri previsti dalle tabelle del D.L.vo 152/06 al cui rispetto era subordinata detta autorizzazione, sebbene la Provincia l’avesse già diffidata nel 20 l O al rispetto dei suddetti parametri senza che la stessa si fosse in alcun modo adeguata. Il sequestro preventivo si è reso necessario per evitare la reiterazione . del reato relativo alla violazione della normativa in materia ambientale, essendosi accertato che la struttura di cui trattasi ha proseguito la propria attività, con il conseguente scarico abusivo dei reflui, anche dopo che l’autorizzazione della Provincia era scaduta.