Di Fausta Testaj
Martina Colombari è al Taormina film Fest. L’abbiamo Intervistata per i lettori del Sud On line.
Haithi è un posto che ami particolarmente?
Mi piacerebbe diventasse la mia seconda casa, forse quando non dovrò più gestire figlio e marito. Chi lo sa.
Tuo figlio è un po’ geloso di questo tuo amore per Haithi e la sua causa?
No, anzi è un modo di liberarsi un po’ della mamma. ciciamo che fa i salti di gioia.
Qual è la caratteristica di questo docufilm?
Innanzitutto volevamo raccontare tutto il lavoro fatto in questi anni dalla Fondazione F. Rava ma anche l’impegno dei volontari, volevamo raccontare la realtà Haithiana attraverso le nostre emozioni. Nel documentario non parlo solo io, c’è anche il direttore dell’ospedale, c’è Paola Carno, una nostra volontaria che ha fatto 4 adozioni a distanza quindi abbiamo anche fatto un lavoro per spiegare come aiutare questa gente.
Cosa provi quando sei ad Haiti?
Quando si è in Haithi, è facile cogliere le emozioni che purtroppo (o per fortuna) sono eccessive, nel bene, nel male, nella gioia, nel dolore. Abbiamo provato io ed il regista, Marco Salom, a non farci coinvolgere. Però, quando ti ritrovi nella messa del mattino delle sei e mezza, nella piccola cappella accanto all’ospedale, a iniziare la tua giornata con dei funerali di bambini che non hanno superato la notte e non ci sono neanche le bare ma dei cellophane azzurri che tu devi chiudere con la zip ed andarli a portare nella cella frigorifera, non è facile. Soprattutto per noi Occidentali che siamo abituati a lamentarci per via di un ascensore che è arrivato in ritardo. Lì si ridimensiona tutto.
Secondo te se ne parla abbastanza?
Se ne parla ma si tende ad edulcorare perché, ad esempio, foto troppo forti non ne pubblicano, la situazione politica e civile ora ad Haithi è problematica, la popolazione ha iniziato a ribellarsi soprattutto verso questa persona che ha in gestione aeroporto, tutta la distribuzione dei supermercati, le banche, le assicurazioni. In Italia di questo arriva poco perché ovviamente, dopo l’emergenza del terremoto, tutti tornano a casa e loro rimangono. A distanza di 10 anni in mezzo , se nelle zone del Centro Italia, dopo il terremoto, siamo riusciti a costruire 8 scuole in Haithi abbiamo portato avanti i nostri progetti in modo più complicato.
Anche perché la povertà non interessa al Mondo
La povertà non interessa. Però secondo me stiamo diventando più consapevoli, abbiamo cominciato a capire che non c’è differenza di razze, di religione, di cultura, piano piano abbiamo capito che l’ambiente è in sofferenza, che la plastica ci sta distruggendo,quindi ci stiamo un po’ svegliando.
Com’è nato questo tuo amore per Haithi?
E’ nato quando sono andata ad una serata di beneficenza come madrina, ho conosciuto M. V. Rava che è il nostro Presidente dopo una settimana sono andata in Fondazione per farmi raccontare i loro progetti perché ero anche un po’ stufa di appoggiare tante onlus e Fondazioni per beneficenza senza approfondire le loro intenzioni. Diciamo che prima davo un aiuto a distanza,forse quest’occasione è arrivata in un momento in cui io avevo bisogno di sentirmi più utile e così ho iniziato a collaborare. Anche perché ho ritenuto fossero persone serie che lavoravano con chiarezza, cosa che è stata fondamentale per decidere di aiutarli.
Quali sono state le maggiori difficoltà che avete avuto nel realizzare questo Docufilm
Il doverlo girare in 5 giorni di cui la metà di trasferimenti perché le strade sono terribili si viaggia con dei mezzi di fortuna,alcune location erano a rischio quindi dovevamo andare accompagnati da un assistente armato, in certe zone si doveva avere l’autorizzazione ad entrare dovevi essere molto veloce a finire la scena cercando di cogliere in pochi minuti l’essenza di quello che volevi raccontare e muoverti verso la nuova destinazione e poi essendo anche pochi(5 persone) c’è stata anche molta fatica fisica perché dovevamo fare tutto noi.
Il film ha già una distribuzione?
No, per ora sta girando nei vari Festival , sperando che un domani la possa avere per amplificare questo messaggio.
Martina, impegni futuri?
Sto preparando uno spettacolo teatrale che andrà in scena con C. Tedeschi in Autunno che è la montagna russa ossè con un finale drammatico. E’ una donna che interpreterà contemporaneamente 4 donne differenti e, quindi, farà queste montagne russe.
E’ la tua prima esperienza in teatro?
Si, è una sfida. A me sono sempre piaciute perché bisogna mettersi alla prova, evolversi, sperimentare.
E’ prevista una tournèe siciliana?
Quest’anno no, forse nel 2020.