“Si sono dette e scritte molte cose su di me in questi giorni, da quando si è diffusa la notizia dell’indagine della procura di Palermo a mio carico a proposito dei rimborsi spese e delle indennità ricevuti come amministratore unico di Sicilia e-Servizi. Tra tante inesattezze e omissioni, non sono mancate anche alcune vere e proprie falsità diffamatorie, per le quali agirò per vie legali”. Lo scrive l’ex pm Antonio Ingroia, in un post pubblicato sul suo profilo Facebook e sul suo sito internet con cui intende “fare chiarezza, sgomberando il campo da falsità e sciocchezze”. “Per quanto riguarda i rimborsi spese – spiega – ribadisco che le cifre pubblicate da alcuni organi di informazione non corrispondono al vero. In particolare, ognuna delle fatture riportate si riferisce al pagamento di soggiorni protrattisi per più giorni, nonché di più pasti consumati durante questi soggiorni, in occasione di pranzi o cene aziendali e/o di rappresentanza. Si tratta, dunque, sempre di spese legate esclusivamente ad esigenze di servizio”. E sulle indennità: “è falso e diffamatorio sostenere che io mi sarei ‘regalato’ per due volte ‘una maxi-indennità di risultato’ da 117mila euro. Non mi sono regalato alcunché: quelle indennità (tutt’altro che maxi, perché lorde, e quindi detratte Iva e tasse, vanno considerate in misura ben inferiore alla metà del totale) mi spettavano per legge e mi sono state riconosciute dall’assemblea dei soci, in applicazione della legge, per i risultati da me conseguiti rispetto agli obiettivi di risanare la società per portarla in attivo e tagliarne i costi”. Infine, sulla normativa che disciplina l’indennità di risultato, Ingroia afferma: “è falso che i pm mi abbiano contestato la violazione di una nuova disciplina introdotta nel 2008. E’ vero invece che hanno articolato l’accusa sulla base di una legge risalente al 2006, abrogata e sostituita nel 2008 da una nuova normativa che legittima a pieno titolo il riconoscimento dell’indennità attribuitemi. Di questa circostanza sono stato io stesso a mettere a conoscenza, per la prima volta, i magistrati”