Risultati, prospettive, obiettivi di un’azienda in costante crescita. Parla l’amministratore delegato
I primi passi nel 1960, quando a fondare l’azienda che oggi conta più di sessant’anni di esperienza nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione, fu il padre Arcangelo. Poi anno dopo anno la A. Abete Srl si è guadagnata la fiducia dei clienti, prima nei settori dell’industria generale e successivamente in ambito aeronautico, divenuto prevalente a partire dagli anni Ottanta. Nel 2001 il trasferimento dalla periferia di Napoli alla zona industriale di Nola-Marigliano, dove attualmente è in costruzione un nuovo impianto per assecondarne l’esigenza di ampliamento logistico e di upgrade tecnologico della società. “Volendo dare un dato percentuale, possiamo dire che l’azienda sviluppa la sua produzione al 70 per cento per le aerostrutture, al 25 per cento per i motori aeronautici, il restante per la difesa”. Parla Giovanni Abete, amministratore delegato, che è cresciuto collaborando ed affiancando il padre già dai primi anni Ottanta. Conciliando lo studio e lavoro, nel 2001 consegue la laurea in Ingegneria gestionale ed inizia a lavorare in azienda, dove ha assunto varie cariche fino a quella attuale di amministratore delegato.
Qual è la fotografia ad oggi della A. Abete?
La società è impegnata in diverse aree, spazia dalla difesa alle aerostrutture, dai motori alle attrezzature aeronautiche. E tra i propri clienti ha Boeing, Leonardo e la partecipata francese Atr, Ge Avio, Spirit Aerosystem e Mbda. Coi suoi centosessanta dipendenti, oggi è un riferimento a livello internazionale nella progettazione e realizzazione di componenti e assiemi per motori e parti strutturali dei velivoli: oltre 20000 pezzi che ogni mese vengono assemblati per velivoli che oggi volano nei cieli di tutto il mondo, in ambito civile e militare.
Qual è la mission ispiratrice e quali sono i progetti di ricerca e sviluppo in campo nel breve e medio periodo?
Il nostro obiettivo è eccellere nell’ambito delle nostre produzioni. Poniamo attenzione alle persone ed utilizzo delle tecnologie più moderne per raggiungere alti livelli di produttività, qualità e competitività. Per quanto riguarda la ricerca e sviluppo, dopo aver lavorato sui materiali compositi fuori autoclave, una pompa di lubrificazione a portata variabile per un motore aeronautico ed un sistema di controllo adattativo delle vibrazioni nella lavorazione meccanica per asportazione di truciolo, stiamo operando sulle tecnologie di additive di tipo WAAM. Un ambito che è complementare alla tecnologia da polveri metalliche e che sta dando risultati incoraggianti.
Come avete affrontato gli effetti della difficile fase della pandemia?
La fase pandemica è stata molto critica ed i suoi effetti si riverberano ancora sulla gestione. Il 2021 è stato l’anno peggiore, che ha portato ad una forte contrazione del fatturato e a tensioni importanti con i fornitori di materie prime. Situazione, quest’ultima, dovuta alle rimodulazioni degli ordini in funzione dei pesanti cali che il mercato dell’aeronautica civile ha subito.
E poi? Come siete usciti dalla fase più critica?
Oggi tutti i programmi sono in rapida risalita ma la supply chain globale non è ancora sui migliori livelli di performance. Tempi lunghi di approvvigionamento e ritardi della catena della fornitura richiedono maggiore impegno ed organizzazione nonché rapide scelte decisionali.
Qual è il vostro mercato attuale e quali i mercati a cui ambisce la società?
Il 2014 è stato l’anno della svolta. Abbiamo acquisito un importante cliente americano Boeing Commercial Airplanes che insieme ad altri che si sono susseguiti hanno portato anno dopo anno i nostri ricavi da 100% nazionali, ad almeno al 50% dagli USA nel 2023.
Digitalizzazione, sostenibilità e cyber-security. Sembrano questi i requisiti necessari per competere, soprattutto in ambito aerospaziale. Qual è l’attenzione che l’azienda dedica a questi temi?
Quella della digitalizzazione è sempre stato un tema sul quale l’azienda ha creduto. Abbiamo sviluppato progetti di digitalizzazione per migliorare le aree gestionali. Abbiamo investito in Industria 4.0 connettendo oltre 40 macchine utensili. La cyber-security oggi è fondamentale per la business continuity e l’azienda dedica una significativa attenzione al tema dotandosi di tecnologie moderne, aggiornando frequentemente i software e gli hardware.
Resta il tema della sostenibilità…
E’ un tema corrente nelle nostre scelte. Già dal 2001 siamo certificati ISO 14001 e poniamo attenzione al nostro impatto da questo punto di vista. Infatti, nello scorso mese di aprile, abbiamo messo in funzione un impianto fotovoltaico da 0,55 megawatt e contiamo di poter ridurre la bolletta elettrica di almeno il 30% su base annua. Con conseguente riduzione significativa del Carbon footprint.
Quali sono gli strumenti e le strategie su cui l’azienda punta per migliorare la sua comunicazione e far crescere la sua reputazione?
Dopo un periodo di rallentamento l’azienda sta riprendendo un percorso sulla industrial and social reputation. Partecipazione ad eventi in qualità di panel component, fiere del settore e comunicazione social sono le principali direttive che stiamo perseguendo.
Come si svolge la collaborazione con il DAC e quali suggerimenti o proposte l’azienda rivolge al Distretto?
Il DAC sta diventando sempre di più una organizzazione che si mette al servizio delle aziende per promuovere il territorio, sviluppare massa critica per la partecipazione delle aziende alle fiere, per promuovere la diffusione della cultura industriale e tecnologica delle aziende. Una serie di iniziative degli ultimi periodi sono veramente importanti. Avere a disposizione anche delle aree dotate di tecnologie quali Cad/Cam, software di misura, macchine di misura denotano l’attenzione che si sta profondendo per dare servizi alle imprese socie.
Ha qualche proposta o suggerimento da proporre?
Come proposte al distretto mi sentirei di suggerire a provare a sviluppare anche attività che oggi siamo costretti ad acquisire sul mercato e che non giovano della massa critica. Per esempio ci stiamo muovendo tutti per affrontare la difficile sfida della cybersecurity. Perché non avere un soggetto che sviluppa un progetto unico per tutte le imprese?