La tensione, nei palazzi delle istituzioni, resta su livelli di guardia, con il Movimento 5 Stelle sempre all’attacco del capo dello Stato – contro cui ha depositato una richiesta di messa in stato di accusa, il cosiddetto “impeachment” – e della presidenza della Camera. Una situazione monitorata con attenzione dal Quirinale. Nel giorno della richiesta dei grillini, Giorgio Napolitano ha reagito ostentando tranquillità e invitando ad attendere che l’iniziativa “faccia il suo corso”. Linea ribadita oggi, ma con un’importante aggiunta: “Per quello che riguarda me stesso non posso che essere assolutamente sereno, sono preoccupato per quello che riguarda il Parlamento”, ha avvertito il capo dello Stato a margine di un appuntamento istituzionale a Roma. Il M5S muove a Napolitano 5 capi di accusa: espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d’urgenza; promozione di una legge costituzionale derogatoria, che mina un principio cardine del nostro ordinamento costituzionale quale la sua rigidità; mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale; seconda elezione come Presidente della Repubblica; improprio esercizio del potere di grazia; rapporto scorretto nei confronti della magistratura in relazione al processo Stato-mafia.
La procedura di “impeachment”, in base all’articolo 90 della nostra Carta Costituzionale, può essere intrapresa solo se si ritiene che il capo dello Stato sia imputabile di alto tradimento o di attentato alla stessa Costituzione. La sua incriminazione può però scaturire solo da un voto a maggioranza assoluta dei suoi membri dell’intero Parlamento (Camera e Senato) in seduta comune. L’iniziativa grillina non convince tutti i parlamentari del Movimento. Se molti dei mal di pancia sono per ora confinati alle riunioni a porte chiuse, c’è chi, come il senatore Luis Alberto Orellana, esce allo scoperto e avvisa: ”Mi pare tutto un po’ forzato. Alcuni dei sei punti del nostro documento mi sembrano decisamente infondati, per altre cose Napolitano è certamente criticabile. Ma da qui alla messa in stato d’accusa credo che ce ne passi”.
Orellana ne fa anche una questione di metodo: “Il gruppo non è stato coinvolto in nessuna riunione per decidere la linea. Certo, Grillo in passato si era espresso sul tema, ma molti di noi si sono trovati di fronte al fatto compiuto. Dieci minuti prima della conferenza stampa ci hanno presentato un testo di cui non sapevamo nulla. Potevano almeno lasciarci due giorni per leggerlo e ragionarci sopra”. Il senatore M5S puntualizza: ”Io ci avrei pensato mille volte prima di agire così. E mi sarei rivolto come sempre alla rete. Invece noi continuiamo ad alzare i toni. Non so quanto sia utile. Non sono un politico, ma vorrei che i nostri grandi strateghi ci aiutassero almeno a capire”. Sempre riferendosi ai “grandi strateghi”, Orellana dice: ”Temo che stiamo finendo le cartucce. Mi domando se gli oltre otto milioni di persone che hanno votato per noi condividano questo modo di fare”.