Una procedura illegittima ma non annullabile: il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, fa un passo indietro sull’Ilva, e denuncia, tra le contestazioni delle controparti politiche e dei sindacati, il «delitto perfetto», che lega le mani al governo. Il parere dell’avvocatura dello Stato, spiega Di Maio in conferenza stampa, conferma le conclusioni dell’Anac: quella che ha assegnato l’Ilva ad Arcelor Mittal è una «gara sicuramente fatta male», viziata innanzitutto da una grave lesione del diritto di concorrenza. Ma l’illegittimità non basta per l’annullamento, occorre infatti anche un altro requisito, spiega: la «tutela dell’interesse pubblico concreto e attuale». «Se oggi, dopo due anni e 8 mesi, esistessero aziende che ci dicono “vogliamo partecipare alla gara”, noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità», indennizzando però «il privato che aveva vinto». Un costo che non ha senso addossare allo Stato, dal momento che, riconosce Di Maio, «oggi non abbiamo aziende che vogliono partecipare». Un ragionamento che non convince nessuno, a cominciare dall’ex titolare del Mise, Carlo Calenda: «Se la gara è viziata annullala. – twitta – “Potremmo se ci fosse qualcuno interessato” e le altre fesserie del genere che ci stai propinando da mesi, dimostrano solo confusione e dilettantismo». Sconcertati anche i sindacat