L’esigenza di ridurre il debito pubblico non basta di per sé a legittimare leggi che, cambiando in senso sfavorevole ai cittadini le carte in tavola, minino «il loro affidamento nella sicurezza giuridica, elemento fondamentale dello Stato di diritto»: la Corte costituzionale, chiamata a tornare sullo sdrucciolevole tema affrontato quest’anno nelle controverse sentenze su rivalutazione delle pensioni o sul pubblico impiego, ieri ha dichiarato illegittimo – per violazione dei principi di tutela dell’affidamento e di ragionevolezza contenuti nell’articolo 3 della Costituzione – il decreto legge del governo Monti che nel 2012 accorciò di tre mesi il periodo entro il quale era possibile cambiare le lire in euro. Mossa che in questo modo acquisì al bilancio dello Stato la massa di lire ancora circolanti, in quel momento stimata in un controvalore di circa 1 miliardo e mezzo di euro.