Matteo Renzi comincia la cavalcata da leader del Pd nel migliore dei modi: con una vittoria che sa di trionfo e un’affluenza massiccia, dalla quale il sindaco rivendica la forza per dettare la linea dentro il Pd e soprattutto verso il governo. Il rottamatore ha intenzione di incassare subito i dividendi del successo: domani mattina, senza “fare accordi con nessuno”, annuncera’ la nuova segreteria di 12 persone. Ma Renzi punta soprattutto a “cambiare verso” nel rapporto con il governo, incontrando quanto prima il premier Enrico Letta e chiedendo all’assemblea di martedi’ la ‘fiducia’ dei parlamentari su 3 punti, riforma elettorale maggioritaria in primis. Il Pd cambia era: il rottamatore, vissuto con fastidio fino ad un anno fa e battuto a dicembre scorso da Pier Luigi Bersani, si prende il partito, con l’appoggio di una parte della vecchia guardia, come Veltroni e Franceschini, e soprattutto di elettori molti non militanti. E sconfiggendo chi, come Massimo D’Alema, ha cercato di frenarlo fino alla fine. Sara’ un Pd diverso gia’ nella forma snella quello che Renzi vuole costruire. A partire dalla sua presenza a Roma che non sara’ fissa: il sindaco non ha intenzione di prendere casa nella capitale e fara’ avanti e indietro tra Firenze e il Nazareno. Fedele alla linea che un partito deve ”stare tra la gente” e non nel chiuso delle stanze di un partito. Nonostante la decisione di fare il segretario-sindaco, Renzi ha gia’ annunciato che non avra’ un vice, figura da lui considerata come un premio di compensazione nella geografie delle correnti, che il neoleader annuncia di voler azzerare. Il vero uomo-macchina del Pd a trazione renziana sara’ Luca Lotti, deputato e braccio destro del sindaco che ha gia’ organizzato la macchina delle primarie. Lotti dovrebbe essere l’unico toscano della segreteria, che sara’ composta da 6 uomini e 6 donne. Un altro uomo in un dipartimento operativo dovrebbe essere l’attuale coordinatore della campagna delle primarie Stefano Bonaccini, ex bersaniano di solida tradizione politica emiliana. Un altro fedelissimo in segreteria dovrebbe essere Angelo Rughetti, campano, classe 1967, gia’ segretario dell’Anci. Tra gli outsider, secondo i rumors, potrebbe entrare nella squadra come responsabile economico Tito Boeri e personaggi molto vicini al sindaco, come il patron di Eataly Oscar Farinetti e lo scrittore Alessandro Baricco. Tra le donne sembra certa la presenza della governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani mentre c’e’ attesa per capire se il responsabile economico del Pd sara’ Yoram Gutgeld, manager di McKinsey, considerato il guru economico di Renzi. Come il sindaco, non dovrebbe trasferirsi a Roma lo storico portavoce di Renzi Marco Agnoletti e sembra ancora presto per capire chi prendera’ le redini della comunicazione in un partito dove, in realta’, il leader ha gia’ grandi capacita’ comunicative. La visita alla Terra dei Fuochi dovrebbe essere la prima tappa simbolica del neosegretario, che sara’ proclamato ufficialmente domenica 15, a Milano, dall’assemblea appena eletta con le primarie. Ma piu’ che ai gesti simbolici, Renzi punta ad imprimere ”una svolta radicale” nel ruolo del Pd rispetto al governo. Sono 3 i punti su cui il segretario incalzera’ il premier gia’ a partire dall’incontro che avverra’ prima del voto di fiducia di mercoledi’: riforma della legge elettorale in senso maggioritario, di cui Renzi vuole la titolarita’ dell’iniziativa che ”non spetta al governo”. Un piano per un miliardo di tagli ai costi della politica e una posizione piu’ combattiva dell’Italia verso l’Europa, che possa portare in prospettiva anche a chiedere una revisione dei parametri di Maastricht. Su queste 3 priorita’ il neoleader non prendera’ tempo per andare alla conta nei gruppi parlamentari: gia’ all’assemblea alla vigilia della fiducia di mercoledi’, chiedera’ un voto a deputati e senatori, convinto che in ogni caso gli unici titolari della sua investitura sono gli elettori delle primarie. (ANSA).