Roberti ha spiegato che le mafie sono entrate nel business dei rifiuti “solo quando è stato necessario prendere contatti con chi controlla il territorio”. Il procuratore ha illustrato un quadro chiaro dell’ingerenza della criminalità nell’ambito del sistema dei rifiuti:”Quando non era necessario – ha affermato – la criminalità organizzata è rimasta fuori dal giro attuato da imprese produttrici di rifiuti con organizzazioni di malaffare che si rivolgono al mafioso solo per il controllo del territorio”. Ha parlato dunque di “reato di impresa più che reato di mafia”. Roberti ha infine ricordato come oggi la criminalità organizzata si stia muovendo anche nell’ambito della green economy a prtire proprio dalla “sistemazione delle pale eoliche”.
“Non sono un fenomeno espressivo della criminalità organizzata, ma dell’inciviltà, del malcostume e del disprezzo della cosa pubblica”. Parole dure quelle del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a Napoli per un incontro con gli studenti di Economia della Federico II, che è intervenuto sul fenomeno del rogo dei rifiuti. “Come tali andrebbero repressi – ha dichiarato Roberti – io sarei per la nuova previsione normativa che punisce chi appicca questi fuochi altamente tossici e nocivi per la salute pubblica”. Sui reati ambientali il procuratore nazionale antimafia ha poi continuato così:”È riduttivo parlare di ecomafie, sarebbe opportuno parlare di criminalità ambientale”.