Ultimi aggiustamenti al ministero dello Sviluppo economico dove è atteso “ad horas” l’ok definitivo di Bruxelles, dopodiché il governo metterà finalmente all’asta le frequenze tv. Il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, aveva annunciato tempi brevi e proprio oggi, parlando in commissione Lavori pubblici del Senato, ha precisato: “Entro questa o al massimo nella prossima settimana trasmetteremo il testo del bando di gara all’AgCom e alla Gazzetta Ufficiale. Entro l’estate verranno assegnate tre reti televisive digitali terrestri nazionale con un diritto d’uso ventennale non trasferibile per i primi tre anni”. I sei lotti di frequenze che in origine dovevano essere venduti saranno dunque tre (due in banda VHF e uno in banda UHF), e altrettanti rimarranno nel cassetto del governo per lo sviluppo della banda larga mobile. La potenziale copertura varia dall’89,5% del lotto 1, al 91,1% del lotto 2 fino al 96,6% del lotto 3.
ESCLUSI I BIG – Il bando consente di concorrere per tutti e tre i lotti (i cui perimetri devono ancora essere perfezionati per evitare problemi interferenziali con alcuni Paesi confinanti) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori. Mediaset e Rai (cinque multiplex ciascuno) e Telecom Italia media (tre multiplex) sono dunque escluse. Per due lotti (l’1 e il 3) potrà correre il gruppo Repubblica-Espresso (che ne ha due), mentre Sky potrà ambire al solo lotto numero 1. “L’asta avrà offerte economiche con rilanci competitivi”, ha aggiunto Catricalà. La base d’asta prevista nel bando è pari a circa 29.300.000 euro, 29.825.000 euro e 31.625.000 euro rispettivamente per i lotti 1, 2 e 3. Nel bando c’è scritto che “non saranno assegnate le frequenze per cui non perverrà alcuna offerta di importo almeno pari alla base d’asta”, ma la realtà, confrontandosi con il mercato, potrebbe rivelarsi assai diversa. Quest’asta, infatti, dovrà sciogliere almeno due grandi interrogativi: saranno state tutte liberate le frequenze messe all’asta dalle piccole emittenti che in parte ancora le occupano? E ci sarà un reale interesse di mercato per le frequenze tv considerando l’affollamento italiano, la grande competitività dei broadcaster e la pochezza di contenuti disponibili?
Il TERZO POLO – Nel frattempo in Italia si configura un vero e proprio terzo polo delle frequenze televisive. Ti Media (tre multiplex) e il Gruppo Repubblica-l’Espresso (due multiplex) si parlano da mesi e dietro l’angolo c’è una joint-venture delle dimensioni di Rai Way ed Elettronica industriale. Un terzo polo detenuto – stando ai rumors – da Telecom Italia per il 70 per cento e da L’Espresso per il restante 30. “È imminente – la chiosa di Catricalà in commissione – il consolidamento di un nuovo soggetto detentore di cinque multiplex a seguito della fusione tra Telecom Italia Media Broadcasting e L’Espresso”.