Antonio Troise

E’ la crisi di governo più rovente dell’Italia repubblicana. Ha costretto i senatori a fare gli straordinari sotto il solleone della Capitale. Ha impegnato il premier, Giuseppe Conte, in un duello all’ultimo “sangue” con il suo vice, Matteo Salvini. Ha spinto il Presidente della Repubblica ad avviare in tempi record l’iter istituzionale per dare una guida al Paese o tornare alle urne. Ma, al di là di quello che avviene nei Palazzi romani, è sul fronte dell’economia e del Paese reale che la crisi di governo rischia di avere gli effetti più dirompenti. Non a caso, ieri, il numero di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha fatto suonare il campanello di allarme. Spiegando, senza usare giri di parole, che agli imprenditori interessa assai poco il colore del prossimo esecutivo. Il giallo, il rosso e il verde possono combinarsi come si vuole. Le alchimie politiche, da questo punto di vista, non appassionano per niente il mondo produttivo. Quello che importa, invece, è che alla fine della rissa, sulla tolda di comando dell’Azienda Italia, ci sia un governo in grado di governare e non di tirare a campare.

L’agenda è fitta di impegni importanti. A cominciare, ovviamente dalla prossima manovra economica, crocevia fondamentale per un Paese che deve trovare almeno 23 miliardi di euro per evitare che dal primo gennaio prossimo scatti l’aumento dell’Iva. Una vera e propria batosta per i nostri portafogli e per un’economia viaggia al ritmo dello zero virgola. Senza contare il fatto che entro lunedì l’Italia dovrebbe indicare il nome del nuovo commissario Ue. Una partita che non si può perdere. Ma c’è più. Perché su questo trend già deprimente potrebbe scaricarsi il peso della nuova recessione mondiale. La Germania ha già innescato la retromarcia, gli Stati Uniti si accingono a farlo. Ed aumentano anche le tensioni commerciali, alimentate dalle politiche neo-protezionistiche di Trump.

Di fronte ad un orizzonte così pieno di nuvoloni, si capiscono assai bene le preoccupazioni degli imprenditori. E si comprendono anche le ragioni dei toni allarmati fatti filtrare dal Quirinale di fronte ad una crisi al buio e che, al momento, non è per nulla scontata nei suoi esiti. Molto probabilmente, fra domani e lunedì, il Presidente della Repubblica giocherà la sua prima carta, dando un incarico esplorativo per verificare la possibilità di maggioranza alternative a quella giallo-verde ed evitare il ricorso al voto anticipato, come chiesto a gran voce dal leader della Lega, Matteo Salvini. Ma, quello che serve oggi al Paese è di uscire al più presto dal tunnel della crisi, con un esecutivo fondato su alleanze politiche serie, tenute insieme da programmi condivisi e non solo da “contratti” più o meno notarili. Altrimenti il rischio è di rimpiombare, ancora una volta, nella palude dell’incertezza. Con conseguenze pesantissime per cittadini e imprese.