Il cancelliere di ferro Bismarck, primo ministro della Prussia, disse che “La politica non è una scienza, come molti signori professori s’immaginano, ma un’arte”.
La domanda nasce spontanea, come avrebbe detto Antonio Lubrano: <cos’è l’arte?>, le enciclopedie ed i vocabolari convergono sulla definizione di: una capacità umana basata sullo studio di regole e tecniche, ovvero la capacità di interpretare e raffigurare. Questa premessa mi è necessaria per poter analizzare l’immagine fornitaci dai leader politici italiani dei due maggiori schieramenti, in raffronto a quella che alberga nel nostro immaginario collettivo. Infatti negli anni, contrariamente a ciò che i più percepiscono, i politici, in generale, hanno sviluppato la capacità di camuffarsi con l’ambiente in cui si trovano, proprio come i camaleonti. Matteo Salvini appare quello in assoluto il più performante. Infatti intraprende la propria attività politica come attivista di sinistra e poi si adatta al modo di pensare emergente della zona sposando l’idea leghista di Bossi e così finendo alle feste della lega nord con in mano boccali di birra a cantare contro i meridionali. Anni dopo vede l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo politico della secessione del nord e sterza sull’autonomia differenziata regionale, ma al congresso del suo partito, nel giugno del 2012, sdogana una nuova mimetizzazione e dichiara che devono diventare più romani per avere un maggiore consenso nazionale e raggiungere i loro obiettivi. Negli anni a seguire nasconde i problemi del dissanguamento di giovani meridionali che partono in massa verso il lavoro al nord Italia ed all’estero, raccontando di sbarchi di immigrati. In ultimo, pur di partecipare al banchetto dei 200 miliardi europei, si mimetizza tra gli estimatori del progetto di Maastricht allontanando ogni idea antieuropeista.
Negli altri partiti le cose non vanno meglio! L’attuale leader dell’altro grande partito, il PD, è Enrico Letta, la sua nomina è stata interpretata come una sorta di riscatto nei confronti dello scissionista Matteo Renzi, reo, tra l’altro, di quel “stai sereno” passato ormai d’uso comune per il significato sottinteso attribuitogli. Ma Letta è un leader di sinistra? Il Partito Democratico è di sinistra? La risposta è unica per entrambe le domande: assolutamente no! Sia Letta che il Partito Democratico si sono mimetizzati sempre più all’ambiente globalizzato colorandosi di liberalismo, Letta credo per scelta di percorso personale ed il Partito Democratico perché incapace di esprimere una rappresentanza operaia e popolare ovvero di sinistra. Infatti il popolo vede che i politici di sinistra sono paralizzati e sono incapaci di trovare una soluzione per combattere la globalizzazione. Il “padrone” impone la sua schiavitù con il ricatto della delocalizzazione e quindi del facile reperimento di manodopera a prezzi stracciati. Gli operai ed il popolo quindi si rivolgono ai politici di centro e di destra, che sposano tali ideologie pienamente, per ottenere concessioni di briciole delle loro aspettative, non vedendo politici a sinistra capaci di tener testa ai “padroni”. Quindi il Partito Democratico negli anni si è allontanato sempre di più dalle ideologie di sinistra sposando le logiche globalizzanti e specie quelle liberiste avverse ai servizi statalizzati, in suffragio della privatizzazione come risorsa di efficienza. Ma una prima risposta micidiale, glissata dagli organi di informazione che non la trattano a dovere perché succubi di questo potere, l’ha data il Covid 19 dimostrando che la privatizzazione della sanità, unita all’autonomia regionale producono un’incapacità del sistema sanitario di difendere la popolazione dalle pandemie. Credo fermamente che molti servizi debbano tornare pubblici al 100% facendo arretrare questo male oscuro della liberalizzazione generalizzata, figlia della globalizzazione. Credo anche che solamente il primo sciopero generale mondiale, indetto per richiedere più diritti e sicurezza sul lavoro dei popoli oggi sfruttati dalle industrie delocalizzate e per richiedere più lavoro verso le vecchie zone industriali europee ed americane, porrà fine alla globalizzazione ed anche al liberismo, figli di un’identità ingorda e capitalistica. Ma fino ad allora dovremo assistere a questo indecoroso modus operandi.
Ma la politica deve essere l’arte del camaleonte?! O deve avere obiettivi, canoni ed ideali chiari e definiti e possibilmente duraturi. Io credo che la politica debba essere prima di tutto “Servizio” con la “S” maiuscola ed in questo rinvio alla sua etimologia. Il termine “politica” proviene dal greco “polis”, un’entità politica, sociale ed economica, ma anche e soprattutto etico-morale. Fu Platone il primo a teorizzarla come un organismo educativo collettivo nei confronti del singolo, finalizzata al “bene comune” (già allora era chiaro questo concetto fondamentale) anche Aristotele le dedicò un’opera importante mettendogli a base la famiglia ed incentrando il suo pensiero sul concetto di uomo quale “animale politico”. Io nella qualità di meridionale e quindi discendente di quella civiltà magno greca, mi ispiro a loro e credo fermamente che le fondamenta della politica debbano trovarsi proprio nello sviluppo dei beni e servizi comuni che interessano la collettività. L’uomo rispetto alla natura in cui vive si sente più protetto e forte condividendo utilità e pericoli perché affrontati con la forza di una collettività diventano meno pericolosi ed onerosi e più facilmente fruibili; queste attività sono, per me, fondamentali “BENI COMUNI” materiali e non. Ma provate al contrario ad immaginare una società totalmente liberista! I servizi, anche essenziali diventerebbero fruibili solo a pochi gruppi di persone economicamente rilevanti. Quindi oggi più che mai difronte alla pervicace attività dei miliardari oligarchi che condiziona la politica, di fronte alla dittatura dell’ingordigia globalizzante che impoverisce i popoli e che modella a suo piacimento l’economia e la politica, vedo quale unica soluzione, nell’immediato, la lotta per avere la maggiore quantità possibile di “BENI COMUNI”, attraverso una campagna di informazione popolare e culturale, ed in questo senso mi spenderò sempre affinché il Partito del Sud si impegni sempre in tal senso, ancor di più di quanto già oggi fa.
Massimo Cogliandro
Partito del Sud