Antonio Troise
Primo il disco verde del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Poi l’endorsement in piazza del presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte. Quindi, l’appoggio di Pd, Italia Viva e Leu. Senza contare le caute aperture arrivate da Lega e M5S. Il puzzle del nuovo governo di Mario Draghi comincia a prendere forma. Il super-banchiere prestato alla politica non conosce ancora la geografia dei Palazzi romani e le sue immancabili liturgie. Ma, dopo il primo giorno di consultazioni, il bilancio è decisamente positivo. Il giro si concluderà domani, quando il presidente incaricato salirà di nuovo al Colle per sciogliere, con ogni probabilità, la riserva e mettere su il nuovo governo. L’obiettivo resta sempre quello di un esecutivo di “unità nazionale”, come auspicato dal Presidente della Repubblica. Sarà un governo tecnico? Si vedrà. Paradossalmente, mai come in questo caso, la sua forma dipenderà dalla Politica. E dalla scelte che faranno i partiti.
Qualche mese fa lo stesso Draghi, di fronte alla necessità di fronteggiare la difficile situazione economica innescata dal Covid con nuovo deficit, non si tirò indietro. E tracciò una linea di demarcazione molto netta fra debito cattivo e debito buono. Il primo, destinato a finanziare spesa improduttiva, rendite di posizione e clientele. Il secondo, orientato alla crescita, agli investimenti e alla creazione di posti di lavoro. Allo stesso modo, forse, di potrebbe parlare di Politica cattiva e Buona Politica. La prima, con i partiti e le organizzazioni sociali interessati soprattutto a difendere gli interessi di bottega e i destini individuali di questo o quel leader. La seconda, invece, capace di guardare al di là del proprio naso, avendo come orizzonte anche il futuro delle nuove generazioni.
Abbiamo di fronte due sfide importanti che richiedono scelte responsabili e coraggiose. Dobbiamo uscire dall’epidemia con la più imponente campagna di vaccinazione di massa degli ultimi 80 anni. E dobbiamo utilizzare al meglio i 209 miliardi messi a disposizione dall’Europa, una dote che non si era mai vista prima. Per fare questo c’è bisogno delle competenze tecniche. Ma anche delle scelte della Buona Politica, capace di intercettare il consenso dei cittadini e la volontà del popolo sovrano, come sancito dalla Costituzione. Toccherà a Mario Draghi individuare il mix giusto per far partire il suo esecutivo e tirare fuori il Paese dalle secche dell’emergenza. Ma per i partiti è davvero l’ultima chiamata per dimostrare sul campo che la Buona Politica è ancora viva ed è pronta a dare il suo contributo per il benessere della collettività.