All’inizio per le famiglie c’era un miliardo. Lo aveva promesso il vicepremier Luigi Di Maio al Forum delle Famiglie con un decreto ad hoc. I fondi dovevano arrivare dai risparmi di reddito di cittadinanza e Quota 100. Ma era prima delle elezioni europee. Poi è arrivata la Commissione Ue e la minaccia di procedura di infrazione e quei soldi sono stati congelati per tagliare il debito. Di decreto e fondi non si è più parlato. Fino a ieri, quando il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana (Lega) ha annunciato «un assegno mensile tra i 100 e i 300 euro che, a supporto di mamme e papà, sarà riconosciuto dal settimo mese di gravidanza e che potrà arrivare fino ai 26 anni di vita dei figli”.
“Un progetto – spiega il ministro – che nasce dall’ascolto delle esigenze che ci sono state manifestate proprio dalle famiglie. A questa proposta stiamo lavorando da tempo, dopo aver ottenuto, nella scorsa manovra, il potenziamento dei fondi per la famiglia. Credo che il governo debba investire risorse ed energie per la natalità, i dati Istat di questi giorni dimostrano la necessità e l’urgenza di un’azione incisiva». Una proposta che i compagni di governo Cinque Stelle hanno bocciato accusando il ministro di «giocare a tombola». «Troppo costosa», per la viceministra dell’Economia, la grillina Laura Castelli. Un’«idiozia» ribatte la Lega, che invita gli alleati a «essere coerenti: l’11 aprile hanno votato per l’assegno unico, esattamente la proposta del ministro Fontana, oggi invece contestano».