Il libro “Io vedo il mare” presentato al festival di Pioppi
Carlo Velardi, napoletano, muore precipitando sugli scogli dopo essersi appoggiato a una balaustra: è il 26 luglio 2011, siamo a Punta Licosa, la vittima ha solo quindici anni.
Simon Gautier, 27 anni, francese, si smarrisce su un sentiero di San Giovanni a Piro il 9 agosto del 2019, cade da un dirupo, muore dopo poche ore, viene ritrovato solo dopo nove giorni.
Margarita Rogova, 5 anni, tedesca, precipita il 22 maggio del 2021 dal sentiero dei Fortini, a Palinuro: muore dopo pochi minuti, annegata, nel meraviglioso mare del Cilento.
Tre storie incredibili, unite da un filo comune: la sfortuna. Ma il dubbio che qualcosa di più per salvare quelle tre vite, stroncate da una vacanza nel Cilento, si potesse fare, appartiene un po’ a tutti coloro che hanno seguito quelle tragedie. “Interrogarsi su chi perde la vita su sentieri che dovrebbero essere protetti e messi in sicurezza è un dovere morale per tutti noi che amiamo il Cilento e che chiediamo che la bellezza dei luoghi non sia un alibi per mascherare inefficienze ed errori di chi deve anche proteggere le persone, oltre che farle divertire”, ha spiegato dal palco di Pioppi il giornalista e scrittore Luca Maurelli, autore del libro “Io vedo il mare. La vera storia di Simon Gautier che si smarrì con Dostoevskij su un sentiero del Cilento” di Guida Editori, presentato martedì sera al Festival della Dieta Mediterranea nei giardini di Palazzo Vinciprova.
L’incontro, moderato da Giuseppe Pedersoli, con letture dell’attore Lucio Allocca e il patrocinio di Paolo Vassallo di Autism Aid Onlus, ha avuto come protagonisti i volontari del soccorso alpino e speleologico che in quei giorni di affannose ricerche e di polemiche provarono fino alla fine, con tutta la popolazione locale, a trovare Simon, fino ad individuarlo e a restituirlo, purtroppo cadavere, alla sua famiglia. Il libro racconta la bella vita e la drammatica morte di quello studente francese della Sorbona che Il 18 agosto del 2019 fu ritrovato morto in un anfratto del pianoro di Ciolandrea, a San Giovanni a Piro, paesino di montagna affacciato sul golfo campano di Policastro, 9 giorni dopo la sua scomparsa: il volume indaga sulle modalità misteriose di quel “giallo” che un’inchiesta della Procura di Vallo della Lucania ha derubricato a “errore del ragazzo”, archiviando qualsiasi ipotesi di reato nonostante il corposo dossier del legale della famiglia Gautier, l’avvocato Maurizio Sica, che aveva posto questioni di merito importanti cui i giudici hanno ritenuto di non dare rilievo, archiviando il fascicolo. Eppure – come ha ricordato Luca Maurelli – “i dubbi sui possibili pasticci nella gestione delle chiamate di emergenza e dei soccorsi iniziali scatenarono furiose polemiche sia in Italia che da parte dei giornali francesi”, così come la mancata dotazione in Italia di un sistema di geolocalizzazione “consigliato” dalla Ue.
“Nel libro c’è Simon, che scelse il Cilento per una bella e romantica avventura di trekking, ma ci siamo anche noi tutti che decidiamo di metterci a camminare su strade e sentieri bellissimi pensando che tutto sia facile perché c’è un cartello o un’indicazione di un Parco protetto e speriamo che in caso di inconvenienti qualcuno ci venga a recuperare…”, ha detto l’autore.
Per Simon non andò così. I volontari, con decine di cilentani, pastori, pescatori, vigili, pompieri, carabinieri, lo rinvennero quando era ormai troppo tardi, con elicotteri che tardarono ad alzarsi in volo e difficoltà nello scambio delle pochissime informazioni fornite dal francese con il cellulare. “Io vedo il mare”, fu una di quelle. Insufficiente.
Lo stesso mare che da Palazzo Vinciprova l’altra sera, a Pioppi, vedevano i soccorritori del Cnsas Angelo Caprio e Raffaele Di Domenico mentre commossi raccontavano i loro disperati tentativi di ritrovare Simon e il triste epilogo del recupero del cadavere in una zona impervia. “Pensare che un ragazzo, un nostro figlio, un giovane che amava il Cilento, sia morto a poche decine di metri da spiagge affollate – ha sottolineato Pedersoli – deve farci riflettere, tutti”. “Simon sbagliò strada, certo, ma il libro lo dice chiaramente: aveva scelto noi per la sua esperienza nella bellezza della natura, avremmo dovuto proteggerlo meglio”, ha chiosato Allocca.
Sul luogo dove ora una croce che guarda il mare ricorda lo studente della Sorbona, Angelo Caprio scorse con un binocolo, dopo nove giorni di ricerche, uno zainetto che conteneva un libro, L’idiota di Fedor Dostoeveskij: “Non fu una gioia, ma un dolore. Capii subito che Simon era morto. Pensai: almeno possiamo restituirlo alla mamma”. “Perché noi, anche rischiando la vita, andiamo a cercare e a recuperare sia i vivi che i morti”, ha aggiunto Raffaele Di Domenico. E lì è partito un applauso dai giardini di Pioppi. La lezione più bella, l’altruismo. Come quella che ci ha lasciato Simon: l’educazione. Quelle scuse pronunciate al telefono, mentre moriva, a chi chiedeva di andare a salvarlo.