di Umberto Spurio
Racconta Pino Aprile che il sindaco di un piccolo paese della Calabria chiede di avere una quota di migranti che servono per ripopolare il posto. Una parte già sono lì e hanno aperto, se non ricordo male, un bar e un ristorante etnico, messo a nuovo case abbandonate, hanno la partita IVA, pagano le tasse. Quanti paesi abbandonati potrebbero essere assegnati in questo modo? E se non vogliamo parlare di paesi abbandonati parliamo dei normali Comuni: sono poco piu’ di 8000. Se ognuno di questi accettasse solo 200 migranti avremmo risolto il problema per 1.600.000 esseri umani. Dovrebbero essere assistiti e pesare sul bilancio comunale? Niente affatto. Superata la primissima fase dell’accoglienza, necessaria per organizzare ogni cosa, si potrebbero assegnanare ai migranti case in disuso da riattare, magari con le loro forze ma sotto la direzione tecnica municipale, con le usando materiali da costruzione forniti da ditte e industrie che riceverebbero in cambio una bella immagine pubblicitaria.
E che dire dei paesi abbandonati?
In Italia ci sono 6000 borghi fantasma, abbandonati per vari motivi. Alcuni non sono più abitabili perché interessati a fenomeni geologici seri, altri non lo sono più per questioni di viabilità, poco raggiungibili con i moderni standard e non sono serviti da servizi di trasporto e sanitari per questi motivi. Tuttavia molti borghi sono semplicemente abbandonati per emigrazione, per cause storiche diverse e potrebbero essere di nuovo messi in grado di ripopolarsi. Tutto a vantaggio di piccole realta’ locali che ne guadagnerebbero. Molti villaggi abbandonati sono bellissimi, case in pietra arroccate su colline. Immagino che il loro recupero potrebbe favorire un flusso turistico, le persone solidali con i migranti potrebbero visitarli, prendere ospitalità in hotel e b&b gestiti dalle famiglie di migranti, mangiare etnico, ascoltare musica afro, ecc.
In ogni caso si andrebbero a valorizzare edifici, zone e villaggi desertificati nell’ambito dello stessa municipalita’, ristrutturare edifici acquisiti al patrimonio comunale e dare ai migranti la possibilita’ di svolgere quei lavori che andrebbero ormai gli italiani non vogliono fare, “pretendere” dai migranti di fare azienda, ditte individuali o cooperative con tanto di partita IVA, insomma mettere in moto un meccanismo virtuoso che con poca spesa da parte dell’ente pubblico, produce un effetto umanitario e un ritorno sul piano del recupero di risorse finanziarie per il Comune. Io la vedo in questo modo. Perché il mondo non appartiene agli uomini, ma sono gli uomini che appartengono al mondo.
Viceversa che percorsi si propongono? Farli morire nella traversata? Affondare i barconi prima che partano? Soluzioni che negano il diritto alla vita di milioni di persone che vogliono solo trovare un rifugio da un incubo nel quale le potenze occidentali le hanno cacciate con le loro politiche coloniali, con la vendita di armi, con il soffiare sul fuoco di ogni divisione etnica e religiosa pur di fare profitti con armi, diamanti, petrolio.
(QualeMeridione)