Le numerose necropoli scoperte nell’area attorno a questa piccola città calabra, testimoniano l’importanza avuta dalla stessa durante l’età romana, specie nel II III D.C.
A dare certezza ha contribuito la scoperta di un edificio termale, una villa romana che presenta mosaici di notevole importanza e straordinaria bellezza e il Naniglio, un edifico ipogeo il cui termine deriva da Naus Helios- tempio del sole.
Situato sotto il manto stradale della SS 281, l’edificio, accessibile attraverso una scaletta elicoidale presenta tre vani di diversa grandezza: il primo è sormontato da una volta a botte con lucernario centrale a forma circolare, il secondo presenta due lucernari circolari di dimensioni diverse; in questa stanza un tempo vi scorreva l’acqua,infatti si tratta di un Ninfeo dove è ancora visibile un’edicola in cotto sormontata da un elegante frontone e dove ci si recava per godere della frescura durante le calde giornate estive. La terza stanza è coperta da volte a crociera con lucernario centrale, sorrette da otto colonne quadrangolari disposte in doppia fila che sorreggevano la pavimentazione a mosaico della villa sovrastante.
Nella zona circostante sono state trovate monete bronzee coniate sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata fervente propugnatore del culto solare da cui il nome Naniglio e un busto marmoreo raffigurante Gemio Mitriaco. Da notare è la corrispondenza per elementi con il Mitreo delle terme di Caracalla, un ipogeo dotato anch’esso di scala elicoidale, lucernari, ara votiva e così via, pertanto una certezza del culto di Mitra.
Numerose supposizioni e studi sono stati fatti recentemente ma la mancanza di fondi, la noncuranza, la superficialità delle istituzioni hanno reso questo sito archeologico in stato di semi abbandono dove crescono sterpaglie e nidificano insetti, roditori e serpi: un altro gioiello del sud che invece di essere recuperato subisce quotidianamente un ulteriore violenza.