Poggioreale, Oggi i funerali di Perna. Il 34enne morto in carcere
“Mio figlio era malato non doveva stare lì. Si trovava nel Padiglione Avellino, nella cella 6, assieme ad altre 11 persone. In tre anni non sono stati capaci di trovare una comunità. Alla fine ero riuscita a trovarla io, ero disposta anche a pagare io tutto, ma me l’hanno assassinato”. E’ disperata Nobilia Scafuro, la mamma di Federico Perna, un giovane di Latina, 34 anni, è morto l’8 novembre scorso nel carcere di Poggioreale dove era detenuto. I funerali di Federico si sono svolti oggi. La donna si è affidata a due legali per poter capire la causa reale della morte di figlio. “Il Perna – come hanno comunicato gli avvocati Camillo Auteri e Fabrizio Cannizzo – era carcerato dal 2010 e stava scontando la pena detentiva per aver scippato una borsa ed un cellulare, sempre al fine di potersi successivamente procurare la droga, infatti il soggetto era tossicodipendente. Dalle successive notizie apprese la causa morte è stata ipotizzata in ‘ictus’. Sembrerebbe incompatibile tale versione con lo stato in cui è stato ritrovato il Perna, ovvero perdita di grossi getti di sangue dalla bocca, cosa che sembrerebbe essersi ripetuta anche nell’autoambulanza durante lo spostamento da poggio Reale al Pronto Soccorso. La perdita di sangue dalla bocca, il Perna l’aveva confessato alla madre qualche giorno prima durante l’ultima visita”. La mamma di Federico non riesce a darsi pace. ”Quando l’ho visto due giorni prima che morisse – ha spiegato la Scafuro – aveva lividi e stava male”. L’autopsia, disposta dopo la denuncia presentata alla Procura di Napoli, è stata eseguita il 14 novembre dal medico legale Giugliano, nominato dalla Procura. All’autopsia ha assistito anche il medico scelto dalla famiglia di Federico. Per il deposito della perizia si dovrà attendere 90 giorni. “Federico era affetto da cirrosi epatica in stadio avanzato. Si tratta di una patologia grave – ha raccontato la mamma – e necessitava di cure specifiche”. A conferma delle dichiarazioni della Scafuri c’è la documentazione presentata dai legali della donna:”A causa di questa malattia – hanno spiegato gli avvocati Auteri e Cannizzo – il Perna aveva già avuto 2 dichiarazioni di incompatibilità con il regime carcerario, a firma dei Direttori dei Carceri di Viterbo e di Secondigliano suffragate da perizie dei medici interni alle strutture carcerarie, istanze promosse alle Procure della Repubblica di riferimento ed al Magistrato di Sorveglianza che comunque non le accoglieva non acconsentendo al ricovero del Perna presso le Strutture e Comunità protette all’uopo dedicate”. Le indagini sono state affidate dalla Procura della Repubblica di Napoli al Pubblico Ministero Pasquale Ucci