Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Antonio Polito, Corriere della Sera
“Dopo anni passati a cercare un «popolo» mitico e indistinto su cui fondare effimere fortune elettorali, ora è il popolo che cerca una élite per farsi guidare fuori dal guaio in cui siamo”. Antonio Polito firma l’editoriale odierno del Corriere della Sera in cui parla delle “capacità necessarie”. “Si spiega così – scrive – l’ampio favore con cui gli italiani hanno accolto l’incarico a Draghi e il suo tentativo di formare un governo. Il sostegno quasi unanime delle forze politiche ne è una conseguenza. C i sarà del resto una ragione se in tutta la storia umana ogni società, anche la più semplice, ha conosciuto una qualche forma di stratificazione sociale. C’è sempre bisogno di un ceto di persone, dotate di speciali capacità, in grado di svolgere funzioni vitali: dai sacerdoti/ agronomi delle civiltà mesopotamiche, agli inventori di vaccini in quelle contemporanee. Ma le competenze, addestrate in lunghi e faticosi periodi di apprendimento, e le gerarchie di valori che inevitabilmente creano tra i membri della società, non bastano a formare una élite. Perché questa trasformazione avvenga c’è bisogno di qualcosa di più del sapere: serve la capacità di interpretare l’interesse generale, di mettere le proprie capacità al servizio della nazione, di unirla intorno a una meta. In fin dei conti la democrazia politica, con il suo sistema della rappresentanza, non è altro che la ricerca di un equilibrio tra il popolo e le élite. Sappiamo che Mario Draghi proviene da una tradizione di servizio all’interesse nazionale tra le più impeccabili e severe, quella della Banca d’Italia di Stringher, di Einaudi, di Ciampi. Però, nonostante questi quarti di nobiltà, neanche lui potrà sfuggire ai rischi che la situazione comporta. Il primo è il seguente: c’è ancora oggi, nel declino italiano, abbastanza élite di qualità per guidare uno sforzo di rinascita nazionale? Il secondo interrogativo è più indiscreto: sarà questa nuova classe dirigente, chiamata alla prova della pandemia dal fallimento della lotta dei galli politici, capace di «sporcarsi» le mani? Ogni governo è politico. E la politica democratica è sempre lotta e combattimento, anche senza ricorrere al brocardo di Rino Formica su «sangue e merda». Lo è perfino quando ci si trova alle spalle il grande consenso popolare che oggi accoglie la speranza Draghi”.
Stefano Folli, la Repubblica
I cambiamenti di linea di Salvini e le linee programmatiche di Draghi. Ne parla Stefano Folli su Repubblica che paventa le “tante insidie nascoste nelle troppe attese”. “Se la Lega deve cambiare linea – sottolinea – tanto vale farlo fino in fondo, senza zone ambigue. Questo le permetterà di giocare con le nuove regole di Draghi, da lui esposte via via ai partiti che lo raggiungono per il secondo giro di consultazioni. Tali regole sono in realtà i principi programmatici su cui sta prendendo forma l’esecutivo. Il presidente incaricato in sostanza chiede piena adesione all’idea d’Europa: chi appoggia l’esecutivo deve sostenere lo sforzo per integrare nel tempo l’Unione a tutti i livelli. Inoltre deve condividere l’atlantismo, ossia il valore di una comunità occidentale fondata sulla partnership tra Stati Uniti ed Europa. Un messaggio a Biden. Il resto ne deriva. A cominciare dal Recovery Plan da riscrivere con le riforme connesse (giustizia, pubblica amministrazione, fisco). Poi c’è la campagna vaccinale da accelerare e la scuola da rimettere in funzione tentando di far recuperare ai ragazzi il tempo perso. Si capisce che una Lega impacciata potrebbe cascare su uno di questi punti. Ma Salvini è abbastanza spregiudicato da non esitare. L’obiettivo è fin troppo chiaro: ritagliarsi un posto privilegiato sotto l’ombrello del governo di salute pubblica; suggerire all’opinione pubblica che è il centrodestra a interpretare al meglio la nuova fase d’emergenza rispetto a un centrosinistra in affanno e ai 5S in seduta psicanalitica. Non è così, ovviamente. Ma è vero che l’equilibrio tra le forze che sostengono le larghe intese è un problema che il presidente del Consiglio non potrà sottovalutare, una volta che i primi entusiasmi si saranno raffreddati. Un’altra insidia riguarda la polemica pretestuosa sulla durata dell’esecutivo: alcuni mesi, un anno, fino al termine della legislatura? Nessuno può fissare un limite di tempo, ma è chiaro che Draghi e i suoi ministri — tecnici o politici che siano — dovranno lavorare ogni giorno come se avessero davanti un orizzonte di anni. Così da lasciare comunque un segno nella vita della nazione. Un altro rischio riguarda l’eccesso di aspettative fiorite qui e là. Troppe attese producono poi delusioni difficili da gestire. Non a caso ieri Draghi ha fatto capire che la ripresa non sarà rapida e potrà essere faticosa”.
Alessandro Sallusti, il Giornale
Alessandro Sallusti sul Giornale vede nel governo Draghi un ritorno alla realtà dopo l’ubriacatura virtuale dei grillini e, anche, quella sovranista-populista: “Ci siamo, tra poche ore conosceremo tutto del governo Draghi, ma già quello che si intuisce – soprattutto in quanto ai programmi – ci fa dire che il gioco potrebbe davvero valere la candela. Il solo fatto di voltare pagina è una ventata di aria fresca in una stanza, quella della politica, che si era fatta asfittica. Ossigeno, di questo abbiamo bisogno per rimetterci in piedi. Basta interrogarsi sul futuro di Giuseppe Conte che peraltro è già scritto (un minuto dopo uscito da Palazzo Chigi sarà destinato all’oblio), chi se ne frega dei mal di pancia di Di Battista, delle paturnie di Zingaretti e di tutto ciò che in queste ore attraversa e scardina le certezze dei partiti. Non mi appassiona neppure la retorica dei «patrioti» (la stessa usata dalla Resistenza) messa in campo dalla brava Giorgia Meloni per giustificare il suo legittimo «no» alla nuova avventura finalmente, almeno in teoria, basata sulla competenza dopo anni di cialtronaggine. Al diavolo i destini personali e pure gli slogan, questo Paese ha il diritto di essere governato da competenti, onestamente non mi interessano oggi le distinzioni tra destra e sinistra. Abbiamo bisogno di soldi, progetti e vaccini e di una visione a medio e lungo termine. È una tempistica inconciliabile con i tempi della politica e delle aspettative dell’opinione pubblica? Può essere, lo è sicuramente se immaginiamo lo scenario del dopo Draghi, perché arriverà un dopo Draghi, uguale a quello pre. La scommessa è che Draghi sia anche l’occasione per mischiare le carte e costruire nuove opportunità politiche il cui spartiacque sia voler scardinare l’oppressione fiscale, le caste della giustizia e della burocrazia, tanto per fare qualche esempio. Per questo è importante esserci, per aiutare Draghi a fare quello di cui sarà capace, ma anche per dare una nuova prospettiva alla propria azione che vada oltre vecchi stereotipi che il Covid e la crisi economica hanno violentemente spazzato via”.