Marco Travaglio, Il Fatto
“Viste le premesse, in Senato poteva andare molto peggio. Ma anche molto meglio, se nel Pd tutti avessero remato nella stessa direzione come nel M5S e in LeU”. Sull’esito del voto di ieri al Senato il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, trae “l’impressione che una parte del Pd”, che non è riuscito a riattirare a sé gli esponenti di Italia Viva, “sperasse di sfregiare il premier, per tenerlo in piedi ma zoppo e forzargli la mano in vista di un rimpastone o addirittura di un nuovo governo con chi scalpita all’uscio di Palazzo Chigi. Il che fa tremare al pensiero dello spettacolo che potremmo ciucciarci nei prossimi giorni: un nuovo mercato delle poltrone che paralizzi il governo per altre settimane, cioè un pernacchione in faccia agli italiani che speravano di aver archiviato questa crisi demenziale. Il governo l’ha sfangata. E Conte è riuscito, almeno per ora, nel capolavoro di liberarci dai due massimi irresponsabili della politica: i due Matteo. Ma se il governo perderà altro tempo non per rimpiazzare i ministri che i rispettivi partiti ritengano inadeguati e riempire le caselle vuote con un riconoscimento ai nuovi venuti, ma per rimettere tutto in discussione, peggio se con una crisi formale per il ‘Conte ter’ che richiederebbe giorni e giorni di chiacchiere inutili e incomprensibili, si giocherà la fiducia di quella maggioranza di italiani che dicono: «Meglio un governo coi responsabili che con gli irresponsabili». E potrebbe financo resuscitare i due Matteo, che al momento languono al minimo storico della loro parabola politica. L’Innominabile ha tentato anche ieri di rivoltare la frittata con le solite balle. Ha persino attribuito la crisi più pazza del mondo a un fantomatico «arrocco personale» di Conte contro di lui, quando tutti sanno che è accaduto l’opposto. Ma a furia di sentir ripetere quelle panzane i ricordi sbiadiranno. E, se gli italiani non vedranno subito un governo che si rimette al lavoro, risorgeranno anche i morti”.
Pierfrancesco De Robertis, Quotidiano Nazionale
“Il Paese si ritrova, se non dovesse cadere prima, con un governicchio in uno dei momenti più drammatici della sua storia”. Secondo Pierfrancesco De Robertis, che ne scrive sul Quotidiano Nazionale, il destino del governo Conte è segnato. “L’esecutivo Conte – scrive De Robertis sul Quotidiano Nazionale – aveva governato maluccio fino a dicembre, e la drastica virata di rotta sulle sollecitazioni di Italia viva ne è la dimostrazione evidente, figuriamoci cosa potrà combinare senza una maggioranza «vera» al Senato, che si fonda esclusivamente sui senatori a vita e su quattro raccattati nelle retrovie del potere. L’operazione responsabili è servita al premier per passare la nottata, ma non sarà sufficiente a quel rilancio del governo che Conte ha promesso. Conte ha parlato di «nuovo progetto politico», che però per diventare realtà non potrà passare unicamente per l’aggiunta di altri voltagabbana a quelli già incamerati. Come peraltro si vocifera stia accadendo. Le mezze frasi di alcuni degli aspiranti volenterosi («per adesso non voto la fiducia, valuterò in seguito») rappresentano più di un indizio. Serviranno i contenuti, le idee, i progetti. In sostanza la politica. Il problema è se Conte saprà, o forse anche se vorrà, tirarli fuori. Nella storia della repubblica i governi di minoranza sono durati qualche mese. Guardando i precedenti viene quindi da pensare che i conti siano solo rinviati al primo incidente parlamentare che, visti i numeri di ieri sera, sarà difficile etichettare come un incidente e non invece come il naturale esito di un azzardo, di Conte e del Pd che gli è andato dietro. Magari chissà, sarà stato un esito anche calcolato da parte del premier, che o elimina Renzi, o pensa di farlo, o si apparecchia la tavola per un’eventuale sfida elettorale in cui raccogliere i frutti della sua momentanea popolarità. Per come si sono messe le cose sarà forse l’unico momento in cui Giuseppe Conte avrà reso un servizio all’Italia”.