Dario Fo compie 90 anni il 24 marzo. Dal 1952 comincia a collaborare con la Rai: scrive e recita per la radio le trasmissioni del “Poer nano”, monologhi che vengono poco dopo rappresentati al Teatro Odeon di Milano. Dalla collaborazione con due grandi del teatro italiano, Franco Parenti e Giustino Durano, nasce nel 1953 “Il dito nell’occhio”, uno spettacolo di satira sociale e politica, e nel 1954 “Sani da legare”, dedicato alla vita quotidiana nell’Italia dei conflitti politici. Il testo viene duramente colpito dalla censura. Nel 1959 crea con la moglie Franca Rame un gruppo teatrale che porta il suo nome: inizia cosi’ il periodo delle censure reiterate da parte delle istituzioni allora vigenti. Ancora per la televisione scrivono per “Canzonissima” ma nel 1963 lasciano la Rai e tornano al Teatro. Costituiscono il gruppo Nuova Scena, che si propone di sviluppare un teatro fortemente alternativo ma nello stesso tempo popolare. Nel frattempo, tenta anche l’esperienza del cinema. Diventa co-sceneggiatore ed interprete di un film di Carlo Lizzani (“Lo svitato” (1955); nel 1957 invece mette in scena per Franca Rame “Ladri, manichini e donne nude” e l’anno successivo “Comica finale”.
Alla stagione teatrale 1969-1970 appartiene “Mistero buffo”, l’opera forse piu’ famosa di Dario Fo, che sviluppa la ricerca sulle origini della cultura popolare. Nel 1969 fonda il “Collettivo Teatrale la Comune”. Nel 1977, dopo un lunghissimo esilio televisivo (15 anni), Fo torna sugli schermi. La carica dissacratoria non si e’ esaurita e i suoi interventi sono sempre provocatori e tendono ad incidere sulla realta’. Continua a produrre opere teatrali, come “Johan Padan a la descoverta de le Americhe” e “Il diavolo con le zinne”, occupandosi anche di regia e di didattica. Ad esempio, nel 1987 pubblica il “Manuale minimo dell’attore”, a beneficio non solo degli estimatori ma anche di coloro che desiderano intraprendere la strada del teatro. Nel 1997 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, “per avere emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l’autorita’ e sostenendo la dignita’ degli oppressi”. “Dario Fo”, si legge nel comunicato ufficiale della Fondazione Nobel, “con un misto di riso e di serieta’ ci apre gli occhi sugli abusi e le ingiustizie della societa’, aiutandoci a collocarli in una prospettiva storica piu’ ampia”.