La procura di Palermo ha chiesto 4 anni per l’ex pubblico ministero Antonio Ingroia, sotto processo, col rito abbreviato, davanti al Gup Maria Cristina Sala, per peculato.
L’accusa e’ di essersi appropriato di somme non dovute, durante il periodo in cui era liquidatore della societa’ Sicilia e-servizi, incarico ricevuto dall’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta.
L’ex magistrato, oggi avvocato, nel 2013 avrebbe ricevuto la indennita’ spettante all’amministratore (e non al liquidatore) e per soli tre mesi di attivita’ si sarebbe fatto pagare il compenso spettante per l’intero anno.
“Parlero’ a tempo debito. Ogni cosa a suo tempo”. Cosi’ Antonio Ingroia commenta la decisione dei suoi ex colleghi Pierangelo Padova ed Enrico Bologna di chiedere 4 anni di carcere con l’ipotesi di peculato.
“Mi aspettavo un grazie e invece mi sono ritrovato sotto processo. La richiesta della procura non mi sorprende dato l’accanimento e l’evidente ostilità nei miei confronti. Quello che è importante è che io so di aver operato nel giusto e di avere la coscienza a posto. Ho capito che c’è un’interpretazione alla rovescia dei fatti – continua. Sono fiducioso che alla fine la verità verrà a galla. Ora che faccio l’avvocato ho visto tanti casi di mala giustizia per l’Italia ma credo anche che i giudici sapranno riconoscere la verità. Io – ripete – ho la coscienza a posto”.
Secondo i magistrati, l’ex pm si sarebbe appropriato della somma complessiva di 117 mila euro, una parte nel 2013 come indennita’ di risultato, non dovuta al liquidatore, carica che ricopriva in quel momento, e
una parte (10 mila euro) come rimborso spese forfettario.
A questi soldi si aggiungono altri 7.000 euro che furono versati per i rimborsi delle spese per gli alberghi. Secondo l’accusa era dovuto soltanto il rimborso per i viaggi e non anche per l’alloggio.