di SIMONA D’ALBORA
L’Italia è unita almeno nel dissesto idrogeologico, nell’ultimo anno le piogge che si sono riversate sulla nostra penisola hanno provocato un numero elevato di alluvioni. A farne le spese soprattutto il nord e in particolare la Liguria. Ma l’allarme riguarda da vicino anche il Mezzogiorno. “Lo stato del territorio è profondamente malato – dichiara Gianvito Graziano, presidente dell’Ordine Nazionale dei Geologi – e la colpa è nostra, lo abbiamo saccheggiato per mancanza di una seria politica del territorio, dobbiamo capire che non è lui ad essere al servizio delle persone, ma esattamente il contrario”
In questi ultimi anni la situazione è peggiorata?
“Sì sono cambiate le modalità e i tempi delle pioggie, prima le precipitazioni erano spalmate su un arco di tempo più lungo, adesso si concentrano con un’intensità più violenta in archi di tempi più brevi e la politica non può più voltarsi dall’altra parte.”
Dopo le alluvioni in Liguria, Renzi ha dichiarato: che il vero problema sono gli intoppi provocati dai ricorsi al Tar che bloccano i finanziamenti previsti per la messa in sicurezza del territorio, cosa ne pensa?
“In parte è vero, ma questa non è la causa dei disastri avvenuti, piuttosto è l’effetto di norme poco chiare e di una crisi economica che spinge chi non riesce ad ottenere l’appalto a bloccare il tutto sperando nel ribaltamento della decisione presa da parte del Tar. La vera causa del dissesto idrogeologico sono i condoni edilizi, le speculazioni. I soldi ci sono ma non si riescono a spendere, del resto succede anche per gli appalti in altri settori, ma per contenere il rischio anche in passato i fondi non sono stati spesi per i contenziosi che poi si vengono a creare: Bisogna mettere degli argini a questa pratica e soprattutto fare chiarezza nei bandi, basta pensare che il codice dei contratti pubblici ha introdotto 600 articoli nuovi, il tutto a discapito della chiarezza e diventa facile fare trovare un’escamotage per fare ricorso in queste condizioni. Ma ultimamente sembra che le cose stiano per cambiare e che il Governo stia invertendo la rotta, innanzitutto introducendo la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche che seppure rappresenta una forma di commissariamento, al quale io sono contrario, almeno è la svolta che riuscirà a far spendere le somme stanziate.La Struttura di missione misure avrà il compito di fare regia e coordinare tutte le strutture dello Stato (Ministeri, Protezione civile, Regioni, Enti locali, Consorzi di bonifica, Provveditorati alle opere pubbliche, Genio Civile ed enti e soggetti locali), per trasformare in cantieri oltre 2,4 miliardi di euro non spesi dal 1998 per ridurre stati di emergenza. Inoltre ha dichiarato di non introdurre più condoni edilizi, un intento non del tutto scontato, dal momento che dal 1994 ad oggi sono state presentate ben 20 proposte di legge sul condono edilizio. Sotto il profilo economico sono stati chiesti all’Europa investimenti pari a 1 miliardo l’anno. Un bel passo in avanti se si pensa che l’anno scorso il Governo aveva stanziato solo 30 milioni di euro ai quali ne furono aggiunti altri 20 dopo l’alluvione di Olbia. Tutto questo permetterà anche all’Italia di respirare e di frenare il debito pubblico che le emergenze alluvioni hanno contribuito ad aumentare.”
Cambiamenti climatici, bombe d’acqua, alluvioni hanno colpito anche l’Europa, ma i risultati non sono stati così disastrosi, siamo rimasti indietro?
“Si tratta anche di conformazione diversa, in tutto l’esteso territorio europeo negli ultimi anni ci sono state 700.000 frane, mentre solo in Italia ce ne sono 500.000. I Paesi europei hanno posto grandissima attenzione per il territorio, basti pensare che in Germania fino a 20 anni fa il consumo di suolo era di 170 ettari al giorno fino a scendere ai 30 ettari al giorno di oggi. Pensiamo anche all’Olanda che si è resa conto del cambiamento climatico e ha deciso di aumentare la distanza delle costruzioni dall’argine di un fiume, noi invece abbiamo dovuto aspettare che ci fossero i morti per decidere di cambiare rotta.
Il decreto Sblocca Italia è stato contestato in più parti soprattutto nella parte in cui sblocca le trivellazioni, quali sono i rischi per il territorio?
“Sotto il profilo idrogeologico non esiste nessun rischio, e nessun impedimento, anche se credo bisogna iniziare a pensare anche ad investimenti nelle energie rinnovabili, è chiaro che abbiamo ancora bisogno del petrolio, ma il non avere previsto un piano di ricerca e di sviluppo delle energie alternative ci lascia come al solito indietro. Per quanto riguarda poi i rischi terremoti, è vero le trivellazioni possono far nascere una sismicità indotta ma di basso livello senza nessun rischio. Piuttosto sono più preoccupato per l’aspetto ambientale che per quello sismico mentre sono perplesso sulle trivellazioni a mare, visto che la vocazione delle nostre coste dovrebbe essere turistica”