Grazia a Berlusconi, Napolitano: non ci sono condizioni. Il Cavaliere: nuove carte provano mia innocenza
Tirato per la giacca, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sceglie alla fine di rompere gli indugi sul caso Berlusconi. Lo fa nel tardo pomeriggio di domenica, con una dura nota che mette un punto alla escalation di toni del leader Pdl-FI, che aveva parlato di “omicidio politico” e “colpo di stato” – in riferimento al voto sulla decadenza da senatore, in calendario per mercoledì prossimo – e aveva rivendicato il diritto alla grazia, pur senza formularne richiesta. Dopo 24 ore, e a tre giorni dal voto sulla decadenza, la risposta di Napolitano: non ci sono le condizioni perché si arrivi alla grazia per il Cavaliere, che viene invitato dal capo dello stato a rientrare nei ranghi della moderazione e del rispetto della legalità. “Non solo – si legge nella nota diffusa dal Quirinale – non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del Capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti, ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni”. Di qui “il pacato appello del presidente della Repubblica a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità”. Il riferimento è alla manifestazione di protesta indetta da FI per il 27 novembre contro il voto sulla decadenza, e a eventuali sviluppi di quella azione. Intanto Berlusconi ha deciso che non sarà presente in Aula quel giorno. Non solo. Berlusconi, intervistato dal Tg5, annuncia l’arrivo di nuovi documenti dagli Stati Uniti che proverebbero la sua innocenza nella vicenda dei diritti tv Mediaset, costata al Cavaliere una condanna per frode fiscale con la pena accessoria dell’interdizione da pubblici uffici. “Sono carte – ha scandito Berlusconi – che provano incontrovertibilmente la mia assoluta estraneità a ciò di cui sono stato accusato dalla sezione feriale della Cassazione. Serviranno certamente per introdurre la domanda di revisione del processo e mi auguro anche a far cambiare voto (rispetto alla sua eventuale decadenza da Palazzo Madama, ndr) a senatori della sinistra che conservino ancora un filo di coscienza”.
Nella nota del Quirinale si fa riferimento anche al primo intervento di Napolitano sul caso Berlusconi, del 13 agosto scorso (la sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione risale all’1 agosto): “Il presidente della Repubblica si è in questi mesi sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica” di quel giorno. Una dichiarazione in cui, tra l’altro, Napolitano spiegava che “nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta (…). La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l’esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda”, posto che poi essa stessa andrà valutata. Nella nota di ieri Napolitano constata che “nulla è risultato più lontano del discorso tenuto sabato dal sen. Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che in quella dichiarazione erano stati formulati”.