Non una vera pensione di garanzia, ma una rete di misure di sicurezza per assicurare ai giovani “contributivi” un assegno minimo di circa 650-680 euro, maggiorazioni sociali comprese, e la possibilità di uscire prima dei 70 anni di età e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale invece delle 1,5 volte attualmente previste. E’ questa la proposta che il Governo ha messo sul tavolo del confronto con i sindacati per posare con la legge di Bilancio una sorta di prima pietra nel cammino che dovrà portare nella prossima legislatura alla nascita di una autentica pensione contributiva di garanzia. Che però non convince troppo il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Significa che un numero maggiore di persone con carriere lavorative povere potranno accedere alla pensione normale, senza dover aspettare altri quattro anni (oggi la soglia è fissata a 70 anni e 7 mesi, ma salirà anche questa) per prendere la pensione posticipata che spetta, con un minimo di 5 anni di contributi, a coloro appunto che non maturano l’importo minimo per la pensione normale. Inoltre, coloro che non hanno altri redditi, potranno cumulare questa pensione più facilmente con parte dell’assegno sociale perché la pensione conterà non più per due terzi ai fini dei requisiti di reddito per accedere all’assegno stesso ma il 50%.