Venerdì 22 novembre, per il quarto giorno consecutivo, i dipendenti dell’agenzia del trasporto pubblico di Genova (AMT) hanno scioperato bloccando tutte le linee della città. Il motivo è legato ai problemi di gestione economica della società e alle voci secondo cui il comune avrebbe intenzione di far entrare parzialmente i privati nella proprietà dell’azienda. Dopo un incontro nella sede della regione Liguria, il sindaco di Genova Marco Doria ha annunciato per le 17.30 di venerdì un incontro con le parti coinvolte nella vicenda, mentre nei giorni scorsi le trattative con i rappresentanti sindacali non hanno portato a un accordo. Il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha partecipato oggi alla manifestazione dei dipendenti.
Come spiega il Secolo XIX, giovedì 21 novembre il consiglio comunale di Genova ha approvato una delibera che «ipotizza l’ingresso di soci privati in alcune aziende comunali, la vendita o delle ristrutturazioni per raggiungere l’equilibrio dei conti». Tra le società comunali interessate c’è AMIU S.p.A., che si occupa di rifiuti, e ASTER S.p.A., che si occupa di manutenzioni.
Per quanto riguarda AMT, la delibera prevede «di chiedere al management di AMT S.p.A. (trasporti) un piano finanziario aggiornato che contenga indicazioni sulle proiezioni dei conti della società nel 2014 definendo gli atti necessari per ottimizzare l’uso delle risorse disponibili recuperando margini di efficienza». La formulazione, come si vede, è piuttosto vaga e non prevede esplicitamente la privatizzazione della società: il sindaco Marco Doria ha detto che «il Comune di Genova non vuole e non privatizza Amt. È falso dire il contrario».
La delibera è stata approvata con 21 voti favorevoli, quelli di gran parte del centrosinistra che appoggia Doria: PD, Lista Doria e un consigliere di SEL (il capogruppo Pastorino ha votato contro). Ci sono stati cinque voti contrari, mentre i consiglieri di M5S, UdC, Lega Nord e quasi tutti quelli del PdL sono usciti dall’aula in protesta contro la decisione di tenere il consiglio comunale a porte chiuse. Martedì 19 novembre è cominciata “un’astensione non programmata del servizio”, che è continuata fino a oggi, nonostante il prefetto di Genova abbia emesso un’ordinanza di precettazione nei confronti dei lavoratori. Durante i quattro giorni di sciopero ci sono stati cortei e manifestazioni nel centro della città.
La società dei trasporti di Genova è già una società per azioni dal 1999, quando divenne una delle prime società di trasporto pubblico locale a farlo, anche se il comune rimase il proprietario del 100 per cento delle quote. Alcuni anni dopo il 41 per cento della società è stato venduto a Transdev, una grande multinazionale francese del settore dei trasporti, la cui quota è passata nel marzo 2011 al gruppo RATP (molto attivo in Italia, mentre in Francia controlla tra le altre cose la metropolitana di Parigi).
I conti dell’AMT non sono in buono stato da diversi anni e in questi giorni il Comune parla della necessità di trovare 8 milioni di euro per garantire la “salvezza” dell’azienda. Già a inizio 2012 i giornali parlavano di un bilancio vicino alla “catastrofe”, a cui mancavano diverse decine di milioni di euro. Da molti mesi ritorna la proposta di un taglio delle retribuzioni, mentre a ottobre 2013 sono già state decise diminuzioni negli stipendi dei dipendenti ATP, l’azienda provinciale dei trasporti anch’essa di proprietà pubblica.