Francesco Paolantoni ritorna al cinema con il film di Ficarra e Picone: “Andiamo a quel Paese”. Film dal riso amaro abilmente scritto e girato dal duo siciliano. Francesco Paolantoni dal cinema al teatro fino alla televisione ci ha regalato personaggi esilaranti da De Lollis a Robertino, al nonno, è stato il Cupido di Indietro Tutta con Renzo Arbore. A teatro con Salemme, Sarcinelli, Guzzanti, Paola Cannatello, al cinema con Paolo Virzì, Martone e altri registi di calibro. Paolantoni è decisamente un attore poliedrico, versatile dalla “faccia” indimenticabile, straordinario, istrionico e di “razza” come lui. Attori così, oggi ne vediamo pochissimi. Altra scuola, altri tempi, altro talento: talento autentico.
Francesco Paolantoni e il nuovo film di Ficarra e Picone.
“Un film molto bello, fatto bene: una storia dove per campare, uno dei due protagonisti ricorre alla zia anziana. Ma ecco che, poi, i due escogitano qualcosa per prendere non solo la pensione… Insomma sono riusciti a parlare di un tema molto attuale, in maniera divertente, leggera, intelligente con un cast bello. C’è anche Mariano Rigillo, attore di teatro prestato al cinema per questa occasione. Poi c’è Nino Frassica. Loro sono simpatici, divertenti, è stata una bella esperienza ed io ne sono molto contento perché era un pò che non facevo cinema. Ho lavorato con tanti registi ma in questi ultimi anni ho fatto soprattutto teatro”.
A cosa ti sei ispirato per il personaggio Ruggero De Lollis? E quanti ne hai incontrati come lui?
“Ne ho incontrati tanti! Tant’è che ho inventato questo personaggio per prendere in giro l’attore trombone che fortunatamente non esiste più, attori dal profilo “manieristico” ed eccessivo. Oggi, la recitazione è più moderna… Mi sono divertito a prenderli in giro, gli attori di allora erano molto impostati. Anche a me hanno insegnato questo tipo di impostazione che ho lasciato subito perché avevo già capito cosa non dovevo fare”.
Essere napoletani è un vantaggio nel tuo mestiere?
“Per quanto mi riguarda sì. Essere napoletani è un valore aggiunto al mio essere attore. Gli attori napoletani hanno una doppia possibilità: avvicinarsi a un teatro classico e quella di ritrovare la tradizione napoletana, che è la forma più antica del teatro. Il teatro nasce con il teatro napoletano. Io ne ho fatto la mia forza, mi sono inventato delle cose che erano sì di carattere nazionale ma sempre, comunque, con un’anima napoletana, quello che mi ha accompagnato e mi accompagna tuttora”.
A quale dei tuoi personaggi sei più affezionato?
“I personaggi che ho inventato sono tutti aspetti della mia personalità, perché mi venivano fuori senza studiarli o mettermi al tavolino. Un venir fuori di gesti, parole, suoni. Tutti erano chiaramente aspetti miei che poi ho codificato e ho fatti diventare personaggi. Fanno tutti parte un po’ di me. Forse, quello a cui sono più affezionato è Robertino, perché rappresenta la mia parte più infantile: è quello che mi fa più tenerezza”.
Indimenticabile il tuo Cupido in “Indietro tutta” di Renzo Arbore, un modo straordinario di fare televisione
“E’ stata un’esaltazione irraggiungibile far parte di programmi come Indietro Tutta, faranno parte della storia della televisione. Le trasmissioni di Arbore hanno cambiato il corso della televisione, hanno insegnato come fare una televisione moderna: per me è stata una grandissima esperienza. Mi è servita molto più che come trampolino di lancio: è stato un momento di crescita. Il successo grande poi l’ho avuto con Mai dire Gol. Poi, ho fatto tante altre trasmissioni, come Spartacus giusto per citarne una. Mi manca quel tipo di televisione, mi manca come telespettatore e non solo come artista. Oggi non c’è più il varietà. Le trasmissioni comiche con un pensiero, con un’idea, non esistono più da anni: sono soltanto passerelle di comici più o meno bravi che non lasciano nulla. Sono fenomeni stagionali. I programmi che facevo avevano una qualità, posso dire, assolutamente superiore. Alcuni tormentoni di 15 e 20 fa li sento ancora oggi. Mi capita di sentire per strada “Ho vinto qualche cosa?”, la battuta famosa del mio Robertino. Ora durano una stagione. Non c’è qualità, troppa confusione, tutti fanno tutto e si rifanno a cose già fatte, già viste. Il livello si è abbassato troppo. Non la vedo quasi mai la televisione soprattutto quella comica, sono pochissimi i comici che vale a pena di ascoltare, si contano sulla punta delle dita”.
C’è qualcuno dei nuovi comici che ti piace?
“Non lo posso dire, sennò si offendono gli altri”.
Hai lavorato con Vincenzo Salemme, Giobbe Covatta, Stefano Sarcinelli, Maurizio Casagrande, Iacchetti, Guzzanti…
“Tutti straordinari e che gli vuoi dire? Sono quelli bravi che sono passati un po’ di moda visto che il periodo è quello della mediocrità: funzionano più quelli mediocri che quelli bravi”.
Al Pan di Napoli, una mostra dei tuoi “Mosaici” fatti con i dadini di pane: idea originale
“La mostra è al Pan dal 15 al 30 novembre. Mi è venuto perché io i dadini di pane li faccio da sempre per un fatto nevrotico, li ho fatti sempre a cena e li faccio da anni. Un po’ mi è venuto in mente un po’ qualcuno mi ha detto di usarli per fare qualche cosa, così una sera li ho messi sul tavolo ed è venuta fuori la forma di cuore e da quel momento ho cominciato a creare i mosaici. Tra l’altro io sono un ex disegnatore e mi sono ritrovato a fare questa cosa nuova, che nessun altro fa. Sono dadini che io faccio con impasti tutti naturali usando la paprika, il prezzemolo, il curry. E’ venuto fuori di natura e di purezza. Mi piace molto e ci tengo a questa passione”.
Ti vedremo presto a teatro?
“Al Teatro Sannazzaro ritorno con un mio spettacolo a febbraio scritto sempre con Speranza, per due personaggi e attualmente sono a Canale 9 in Goal Show, dove mi diverto abbastanza”.
Il tuo pensiero su Eduardo: a teatro hai fatto “Uomo e Galantuomo”
“Per me è stato un privilegio recitare le battute di Eduardo facendole diventare molto mie, perché il pericolo e il rischio è quello di imitarlo: l’errore più grosso che si possa fare. A Eduardo devo la voglia di fare questo mestiere, guardavo le sue commedie in televisione. Eduardo e Totò mi hanno invogliato a fare questo mestiere: guardavo tutti i film di Totò. Eduardo mi ha dato moltissimo”.
Napoli non se la passa tanto bene. E’ senza speranza?
“Questa è una città che non se la passerà mai bene. E’ una città condannata ad essere sempre e comunque bistrattata, maltrattata. I napoletani stessi sono autolesionisti, è una città dove regna la bellezza e allo stesso tempo ha delle vere e proprie punte diaboliche, la gente si fa proprio del male. La città ha delle radici profonde di malessere, non so se mai si salverà. Non ci credo. E’ troppo malata. Ha un malessere endemico, non può guarire, forse può migliorare. Io ci vivo a Napoli nonostante tutto perché Napoli è una trappola: è difficile allontanarsi, una volta che ci sei immischiato non te ne liberi più”.
Mi racconti Napoli attraverso i cinque sensi?
“Napoli è tutti i cinque sensi. Napoli è bellissima da vedere ti incanti: c’è tutto, il mare, l’azzurro. E’ una città incantevole, vedi Napoli e poi muori. Napoli è una miniera di odori, come fai ad associare ad un odore? Si sente il mare, si sente pure a munnezza, la pizza, si sente di tutto, per ogni metro c’è un odore diverso. E’ una città nella quale ti puoi bagnare le mani, toccare cose molto più solide, è una città dove il tatto è molto usato perché la gente si tocca, a Napoli c’è questo contatto fisico continuo anche se in certi momenti può sembrare esagerato invece è un bel concetto. I suoni di Napoli è la lingua napoletana, Il napoletano è una lingua teatrale per eccellenza, i suoni napoletani sono musica, le tonalità che usa la gente fanno incantare, sono bellissime e a volte terribili, volgari o troppo forti, ma non puoi fare a meno di ascoltare. Per questo Napoli è una città che comprende tutti i sensi. Il gusto e Napoli? Beh si sente in bocca il sapore del sale, si sente il sapore della città, si sente anche l’inquinamento perché lo senti e poi il gusto del cibo, della gastronomia napoletana: è fantastica! O’ babà, a pastiera, o’ tortano: il palato viene solleticato da mille sapori. Se vuoi sentire tutti i sensi devi venire a Napoli”.