Antonio Troise
Pronti, via. Da venerdì parte la corsa ai miliardi del recovery fund. Per l’Italia la posta in gioco è enorme, oltre 209 miliardi di euro. Una tale quantità di danaro non si era mai vista neanche ai tempi del Piano Marshall. La prima ineizione di liquidità potrebbe arrivare già a giugno, in tempo utile per accelerare la ripresa. Ma, quello che più conta, è che Bruxelles ha finalmente capito che per portare l’Europa fuori dalle secche della più grave pandemia da 80 anni a questa parte, le ricetta tradizionali fatte di rigore e di tagli agli spese non solo non servono, ma sono addirittura letali. Da qui la decisione di rivedere ulteriormente il patto di stabilità, tradizionale camicia di forza dei bilanci pubblici, introducendo magari la golden rule per portare fuori gli investimenti dal calcolo del deficit. Una vera e propria svolta se si pensa ai tempi delle vacche magre, quando un Paese come l’Italia, fortemente indebitato, non poteva effettuare nuove spese senza il rischio di incorrere nelle procedure asfissianti dell’extra-deficit. Ora, la musica, sta finalmente cambiando. E l’Italia, nelle ultime settimane, soprattutto grazie all’arrivo di Super-Mario Draghi a Palazzo Chigi, è riuscita ad ottenere anche un nuovo credito di credibilità da parte della cancellerie del vecchio continente.
Oggi l’ex numero uno della Bce chiederà la fiducia al Senato, insistendo soprattutto su una parla chiave: Unità. Il suo è un esecutivo di “emergenza”, nato sull’onda lunga della lotta contro il Covid e della necessità di superare le tensioni fra i partiti che avevano affondato il governo Conte. Draghi, da questo punto di vista, offre una serie di garanzie. Ma, soprattutto, ha avuto già il merito di rassicurare i mercati. Basta dare un’occhiata alla discesa vertiginosa dello spread, negli ultimi giorni, per rendersene conto. O alle richieste boom arrivate ieri per l’asta dei Btp, con una domanda di titoli che ha superato i cento miliardi. Gli operatori finanziari, insomma, tornano a scommettere sullo stellone. Ma, proprio per questo, non bisogna tradire le aspettative. L’occasione offerta dalla montagna di miliardi del recovery fund è da questo punto di vista unica. Il conto alla rovescia è cominciato, la task force di ministri tecnici che dovrà definire il perimetro del progetto è già all’opera. Questa volta davvero l’Italia non può permettersi di gettare al vento il patrimonio di fiducia portato in dote dall’ex numero uno della Bce. Ma, per raggiungere questo obiettivo, è davvero essenziali che tutte le forze dell’attuale maggioranza remino dalla stessa parte. Puntando lo sguardo, per una volta, sulle future generazioni e non sulle prossime elezioni politiche.