di Claudio Panarella

Sballano con le spese e chiudono gli studi legali appena avviati. Ma si ritirano dalla professione anche studi con tradizione che data da oltre venti o trent’anni. Chiudono per debiti contratti tra fitto utenze e gestione attività.

La pesante scure della crollo economico sociale di privati e società – e un peso inammissibile inaccettabile ed oserei dire indecente di imposte e tasse sulla professione – gli accresciuti costi di gestione dell’attività commisurati ( spese di studio, assicurazione, cassa forense ecc) alle lungaggini processuali della giustizia, i mancati introiti e pagamenti da controparti e clienti, lo spropositato numero di abilitati avvocati italiani e con titolo acquistato in Spagna… tutto ciò ha acceso una “corsa al ribasso” senza limiti. Ci si mettono anche i negozi aperti su strada di servizi legali a costo zero. La situazione, ovvio, è grave particolarmente nel Mezzogiorno .

Tante e troppe associazioni denunciano questi problemi. Ma procedono scoordinate, ciascuna per suo conto, senza fare squadra. E questo fa il gioco del Ministero, che non ascolta più nessuno. La mitica e bella professione forense attraversa una crisi senza fine, che in tantissimi altri Fori ha raggiunto il picco. E intanto a Napoli c’è il terzo Ordine degli avvocati per numero di iscritti, ora duplicato: Napoli e Napoli Nord.

Purtroppo la saggezza popolare trova riscontro anche in questo caso: “Troppi galli a cantare non fa mai giorno” . Esimi colleghi parlano e protestano a parole ma nei fatti non c’e’ una interpellanza parlamentare formulata da un coordinamento delle associazioni che in modo forte e chiaro dia un ultimatum al Governo ed al Ministero sul problema, paventando una forma di ritorsione seria. L’ambita toga finisce buttata nella spazzatura. La classe forense eccelsa che è stata e rimane tuttora costituita da illustri e colti professionisti, con avvocati esperti e capaci di antica vocazione e tradizione giuridica: sono alle prese con problemi insormontabili di un presente segnato dalla crisi dilagante. E tra loro cresce il numero di quelli che gettano la spugna.

Di Claudio Panarella

Avvocato - Civilista - Presidente ICRI -