Ecco il temuto effetto domino innescato dai populisti di mezza Europa, capace di mettere in ginocchio Schengen e far tremare la stessa Unione. Angela Merkel pressata da Horst Seehofer – ministro dell’Interno tedesco e alleato bavarese di Matteo Salvini – per salvare il suo governo accetta di respingere i migranti registrati in altri paesi europei, in particolare dall’Italia, che attraverso l’Austria entrano in terra teutonica. E Vienna di conseguenza annuncia: «Siamo pronti a misure di protezione dei nostri confini meridionali».
Tradotto sono in procinto di chiudere il Brennero per mettere fine ai movimenti secondari, l’abitudine di Roma di lasciar fuggire oltre le Alpi i richiedenti asilo dei quali, secondo le regole Ue, dovrebbe prendersi cura. Una spirale che a caldo porta Salvini a reagire: «Sono pronto a rimettere i controlli al Brennero, ci guadagneremmo perché sono più quelli che vogliono tornare da noi che quelli che vogliono andare da loro». Reazione che può tornare a dividere fisicamente l’Europa, riportandola indietro nel tempo, causando danni alle esportazioni italiane e costringendo Roma e Atene «a continuare a gestire i migranti da sole».
La scorsa settimana il premier Conte si diceva pronto a un accordo con Merkel sui movimenti secondari se avesse ottenuto quanto chiedeva al summit Ue di cinque giorni fa: tornato a Roma, ha sconfessato l’impegno, mettendo in difficoltà la cancelliera sul fronte interno, costringendola a innescare la reazione a catena alle frontiere.