Alessandro Corti
Nessun italiano verserà una lacrima per il funerale di Equitalia. L’ente più odiato dai contribuenti passerà alla storia più per le cartelle pazze e le ganasce fiscali che per i risultati raggiunti sul fronte dell’evasione fiscale. Da lunedì dipendenti e scrivanie si sono trasferiti negli uffici della neonata Agenzia delle Entrate-Riscossione: un cambio di nome che, nelle intenzioni, rappresenta anche l’inizio di una nuova strategia. Perché, dietro l’etichetta, c’è l’impegno del governo di procedere spediti verso un fisco meno arcigno e più amico dei contribuenti. Un obiettivo troppo ambizioso? Si vedrà. Intanto, la discontinuità era non solo necessaria ma quasi un obbligo politico dopo le proteste e le polemiche che hanno accompagnato fin dalla nascita i modi a dir poco “duri” della vecchia Equitalia. Ora, la nuova Agenzia, si presenta con un sito rinnovato ma anche con servizi on line all’avanguardia. Pochi clic, e non solo si potranno evitare le lunghe file che hanno fatto saltare nervi e pazienza ai contribuenti. Ma si potrà accedere alla propria situazione amministrativa, chiedere la rateizzazione ed evitare sul nascere contenziosi infiniti.
Sarà sufficiente tutto questo per far dimenticare Equitalia? No. Quello delle tasse, così come quello delle pensioni, è un cantiere perennemente aperto. Anzi, nelle prossime settimane, tornerà a riaccendere i riflettori del dibattito politico. Il motivo è semplice e lo ha certificato proprio ieri l’Istat: l’unico indice che continua ad essere fortemente negativo in un cruscotto dell’economia che finalmente mostra segnali positivi, resta quello della pressione fiscale, ancora inchiodata a livelli record. Anzi, nell’ultimo anno, nonostante le promesse e gli impegni solenni del governo, è cresciuta ancora dello 0,3%. Una piccola oscillazione, certo. Ma, dal momento che ormai il fisco assorbe più del 40% dei nostri redditi, si tratta di un’ulteriore stangata.
La verità è che da troppo tempo il Paese non riesce ad affrontare con sistematicità, continuità e coerenza la questione fiscale. Ce la portiamo dietro da decenni, dal fisco lunare degli anni 90. Senza trovare soluzioni credibili. Non siamo riusciti a risolvere il problema dell’evasione e dell’elusione fiscale, che continua a viaggiare a livelli intollerabili. Non siamo riusciti a “semplificare” il sistema delle tasse che, soprattutto per le imprese, continua a prevedere centinaia di adempimenti. Perfino il meccanismo della dichiarazione on line non è riuscito a decollare del tutto, nonostante la buona volontà del precedente esecutivo. La morte annunciata di “Equitalia” può essere, da questo punto di vista, l’avvio di un nuovo percorso virtuoso. Un buon inizio. Ma per cambiare veramente le cose occorre prima di tutto ridurre il carico fiscale che pesa sui contribuenti. E definire, una volta per tutte, un rapporto semplice e trasparente fra cittadini e fisco. Vedremo se la nuova Agenzia sarà all’altezza della sfida.