Se i sondaggi non mentono troppo – scrive il Corriere della Sera- il sindaco uscente pare abbia realizzato un vero incantesimo napoletano, convincendo i suoi concittadini di essere appena sccso da un pullman di zapatisti a Mergellina anziché aver governato la terza città italiana per cinque anni filati con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Salito sul palco della vittoria a giugno 2011 («avimmo scassato!») con promesse irrealizzabili come una raccolta differenziata al 70 per cento, de Magistris era precipitato dal cuore dei napoletani in modo così verticale da riaprire ogni tipo di manovra su Palazzo San Giacomo ad appena metà mandato. E’ probabile soffrisse il ruolo istituzionale (e la concretezza relativa) – il suo tratto tribunizio sposandosi assai meglio con la bandana arancione che con la fascia tricolore. Forse la sua fortuna è stata, per paradosso, l’inciampo giudiziario di una condanna in primo grado per abuso d’ufficio (poi ribaltata dall’assoluzione in appello) che l’ha fatto incorrere
– temporaneamente – negli strali della legge Severino e l’ha trasformato da primo cittadino in «sindaco di strada.
«HA RAGIONE Massimo Cacciari. Fare il sindaco oggi significa essere pazzi». Clemente Mastel-
la, ministro del Lavoro nel primo governo Berlusconi nel 1994, poi Guardasigilli del governo Prodi dal 2006 al 2008, caduto sul voto di fiducia che il politico di Ceppaioni gli negò assieme ad altri quattro senatori eletti nel centrosinistra. Leader dei Popolari per il Sud, è in politica da quarant’anni.
E’ stato intervistato da Repubblica Napoli. Perché si è candidato a sindaco a Benevento? «Lo faccio solo per amore di una città che non è più quella che per anni mi ha sostenuto e votato facendomi diventare protagonista della vita politica nazionale». A chi fa paura il ritorno di Clemente Mastella? «A quelli che hanno interessi e che temono di perdere i privilegi. A loro faccio paura perché utilizzo la frusta per cambiare le cose. Ma io spero solo di salvare la città che è precipitata nel burrone. Con me Benevento sarà protagonista. A Mastella sindaco sarà difficile chiudere le porte in faccia, a tutti i livelli».
Nelle ultime ore, del resto, qualcosa forse è cambiato – scrive il Mattino – L’epopea di De Magistris a Napoli, o il fascino della Raggi a Roma si fondano anche sui d isastri delle forze politiche tradizionali, in particolare del centrosinistra: sui rovesci delle passate primarie a Napoli; sulla fine ingloriosa della giunta Marino a Roma. Ma sia a Roma che a Napoli, benché Renzi abbia cercato di non accollarsi in prima persona il risultato del voto, e soprattutto i suoi effetti politici, un tentativo di ricomposizione del quadro politico è stato avviato. Ieri Bassoimo era alla Mostra d’Oltremare, a fare il suo dovere di «padre fondatore del Pd». A Roma, Giachetti ha avuto ilsostegno di quasi tutto ilPd, da Orfinia Veltroni a Zingaretti, e i distinguo residuali di D’Aletna si sono persi nelle polemiche della minoranza democrat, sempre più sbiadita e meno convinta. Diffìcile capile se questo profilo più compatto del partito democratico avrà un seguito anche nelle urne.
Per Libero, infine, Roma probabilmente segnerà comunque vada la fine di Grillo. Se dovesse vincere Virginia Raggi, perché i grillini non avrebbero più bisogno di lui. Se invece dovesse naufragare, è assai concreta la possibilità che insieme a Grillo questa volta si fermi tutto il M5S. Da troppe settimane si ritiene scontato che la Raggi vada al ballottaggio per la carica di sindaco di Roma e poi sia in grado di battere qualsiasi suo avversario. Lo dicono i sondaggi, traspare dalle analisi degli esperti, l’ipotesi è stata dataper fatta fin dal primo giorno da gran parte dei media.