Don Maurizio Patriciello
Confessiamolo: per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a trovare una risposta che soddisfi il cuore. La stiamo cercando da millenni, abbiamo indagato, scavato, studiato, ma ancora non l’ abbiamo trovata. In certi momenti abbiamo creduto di aver imboccato la strada giusta, di avere finalmente la ricetta in tasca. Ma sempre siamo stati smentiti dai fatti. Le nostre pur importanti conquiste, alla fine si sono rivelate buone, ma parziali. Piccole, insoddisfacenti. Confessiamolo: il male presente nel mondo ancora ci fa male. Non lo abbiamo mai sconfitto. Non lo abbiamo ancora vinto. Magari lo abbiamo esorcizzato. Sovente, per ripararci, lo abbiamo nobilitato, dandogli una patente di falsa civiltà. Spesse volte gli abbiamo cambiato il nome, lo abbiamo depenalizzato. Non è bastato. Il male non si presenta mai allo stato puro. Sempre si nasconde. Si mimetizza. Si camuffa in una persona fino a poco prima insospettabile. Quante volte, dopo una tragedia, sentiamo commentare: « Era una persona buona, un uomo tranquillo …». E poi « è un folle, un pazzo …». Eppure l’ infermiere di Miano, folle non lo era affatto. Ma allora? Abbiamo l’ obbligo di fermarci, di mettere insieme le nostre competenze, le nostre sensibilità, i nostri studi, la nostra fede, il meglio della nostra umanità. Davanti a una tragedia come quella di Miano, dobbiamo pur chiederci da dove viene il male. Non possiamo, non dobbiamo voltare pagina alla buona. Il linciaggio non serve. Anzi, servirebbe a farci scendere allo stesso livello dell’ assassino. Nemmeno serve imprecare, bestemmiare, maledire. Certo la società civile deve difendersi e difenderci da gente come costui. Il cuore dell’ uomo è un recipiente vuoto, sempre alla ricerca di essere riempito. Il meglio per tutti sarebbe farlo traboccare di amore. O, almeno, di sete di solidarietà, di amicizia, di comprensione. Di tolleranza, di benevole ironia. Quando accade, siamo sulla retta via. Occorre per questo tenere a bada l’ egoismo, l’ orgoglio, la superbia Un ottimo investimento pur essendo faticoso. Un affare che fa bene a tutti. Convivere è necessario, ma non sempre facile. Ha ragione Sartre quando scrive che “ l’ inferno sono gli altri”? Ma l’ altro può anche diventare il paradiso in cui riposo. La spalla sulla quale appoggio la mia stanchezza. La mano che mi sostiene quando vacillo. Non è facile stabilire rapporti sereni, ma è necessario farlo. Soprattutto tra parenti, colleghi di lavoro, vicini di casa. Anche a costo di rimetterci qualcosa, facendo finta, qualche volta, di non vedere, di non sentire. Perdonare è verbo tra i più belli. Ma se non si riesce a farlo, occorre almeno mantenere a bada la rabbia, l’ invidia, la gelosia. Rinunciare a quale piccola soddisfazione pur di non esasperare gli animi. Non occorre abbassare l’ altro per emergere. Ognuno ha la sua statura. L’ assassino di Miano fa paura. Fa paura perché è uno di noi. Vissuto in mezzo a noi. Ha lavorato in ospedale. Ha svolto, quindi, un lavoro nobilissimo, a servizio dei fratelli ammalati. Un lavoro che porta a riflettere sul senso del dolore e della morte. Che ti fa toccare con mano quanto sia fragile la vita. Eppure è successo. Quell’ uomo si è macchiato di sangue innocente. Inutilmente. Stupidamente. Ha seminato scompiglio, sofferenza, morte. Ha messo in ginocchio una città già tanto provata. Si è rovinato la vita. Come Caino ha ucciso il sangue del suo sangue. Non correvano tra loro buoni rapporti. Avrebbero potuto costruirli, non lo hanno fatto, non si sono impegnati, non ci sono riusciti. Ma non gli è bastato. Ha cominciato a sparare dal balcone “ come un pazzo”. A colpire altre persone innocenti. E qui ci fermiamo. Smarriti. Impauriti. Confessiamolo: davanti tanto inutile, stupido male, rimaniamo basiti, increduli, destabilizzati. Ritorniamo a interrogare la Bibbia, almeno noi cristiani di antica data. Chissà che non vi troviamo nascosta qualche risposta che, con troppa superficialità, avevamo accantonato. Dio si fa uomo come noi per liberarci dal peccato, dal male e dalla morte. Per noi uomini e per la nostra salvezza, Gesù è disceso dal cielo. Il cosiddetto “peccato originale” ci permette di vederlo, il bene, di desiderarlo, di invocarlo, ma anche ci inclina pericolosamente verso il male. Ne facciamo esperienza tutti, inutile negarlo. Questa è la condizione dell’ uomo, dopo la caduta: capace di elevarsi fino a Dio, ma anche di sprofondare nel fondo degli abissi. Siamo creati a immagine di Dio. Un’ immagine che si può offuscare ma mai totalmente cancellare. Con la forza che Dio dona a chi la chiede, siamo capaci di fare cose grandi al di sopra delle nostre forze e delle nostre aspettative. Egli ci dona i suoi occhi per guardare il mondo e il suo cuore per amarlo. Senza Dio la vista si offusca. Il diavolo ci confonde. Ci acceca. Ci inganna. E poi ci presenta il conto da pagare. Signore, liberaci dal male. Nel giorno dell’ Ascensione di Gesù al cielo, alziamo lo sguardo dalle nostre miserie per comprendere la nostra vera, immensa vocazione. Alla vita, all’ amore, alla gioia.