Di Simona d’Albora
Sono passati 17 anni da quel terribile 5 maggio 1998, quando tra l’Irpinia ed Avellino si abbatté una delle più grosse sciagure campane del secolo scorso. La natura si ribella come può agli eventi climatici e non tiene conto di vite umane e di intere popolazioni alle quali può cambiare il corso della vita. Così quella notte tra il 5 e il 6 maggio 1998, dopo che l’intera area del Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso dove nell’arco di 72 ore caddero da 240 a 300 millimetri di pioggia, circa due milioni di metri cubi di fango si staccarono dalle pendici del Monte Pizzo D’Alvano, investendo i centri abitati di Sarno, Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello, radendo al suolo la frazione di Episcopio, nel comune di Sarno, e provocando 160 morti. Una vera tragedia, l’ennesima su un territorio come quello italiano che ogni anno è colpito da alluvioni. Un dissesto idrogeologico che accomuna nord e sud. Non sarà un caso che da quando nel 1967 ci fu l’alluvione di Firenze, quando accade un evento così drammatico tantissimi giovani si mobilitano per andare a dare una mano nei luoghi del disastro. Ma cosa è cambiato oggi nelle zone colpite dall’alluvione il 5 maggio e la notte tra il 5 e 6 maggio? Lo abbiamo chiesto al professor Domenico Calcaterra, del Dipartimento di Scienze della Terra della Facoltà di Geologia della Federico II di Napoli
“La situazione è molto cambiata, sono state fatte delle opere di mitigazione che fino ad oggi hanno funzionato, anche se ci sono stati dei dissesti, dovuti alle incessanti piogge che si sono abbattute sul terreno in questi ultimi anni, le strutture hanno retto, possono piacere o meno, ma dal punto di vista della funzionalità hanno evitato catastrofi.”
Si riferisce alle polemiche sull’impatto ambientale?
“Sì, all’epoca ci furono molte proteste delle associazioni ambientaliste e anche di una parte dei cittadini delle zone colpite per il notevole impatto che le opere avrebbero avuto, ma a 17 anni da quella tragedia funzionano per la protezione e la sicurezza del territorio ed è un dato incontrovertibile.”
La Campania è una regione a grosso rischio idrogeologico, le piogge di quest’inverno, hanno provocato alcuni danni soprattutto in città, come si pensa di provvedere a mettere in sicurezza il territorio?
“Senza dubbio il dissesto idrogeologico riguarda la Campania, esistono diverse situazioni endemiche nella regione e non c’è dubbio che bisogna intervenire e si sta intervenendo, pensiamo ad Atrani, dove sono state realizzate opere di mitigazione di compensazione paesistico ambientale e cioè ecosostenibili e così è stato fatto ad esempio ai Camaldoli. Ulteriori opere sono in corso di realizzazione per mettere in sicurezza il territorio. In questo senso, bisogna dire, purtroppo, che quanto fatto a Sarno in seguito all’alluvione che la colpì è stata una sorta di anticipazione degli interventi che si sono fatti e si stanno facendo.”