Primi segnali di miglioramento per gli under25, con un tasso di disoccupazione giovanile in frenata al36,4% (un valore ancora elevatissimo – ma ai minimi da ottobre 2012 – in calo dello 0,4% sul mese e del 2,9% sull’anno). Per la fascia d’età “centrale” della popolazione, vale a dire tra i 30 e i 50 anni, la situazione resta piuttosto complicata nei 12 mesi l’Istat ha registrato un crollo degli occupati di oltre 200mila unità, e un aumento della disoccupazione, che sconta (purtroppo) gli effetti dei complicati processi di ristrutturazione aziendale ancora in corso, specie nel settore industriale. L’incremento marcato dell’occupazione, da ottobre 2015 a ottobre 2016, è segnato quasi interamente dagli over50: i posti di lavoro in più sono 376mila (+5%), e qui a pesare è stato essenzialmente l’irrigidimento delle regole pensionistiche messo in campo nel 2012 dal governo Monti. Se si scende un po’ più nel dettaglio, la fotografia scattata ieri da ll’Istat mostra un mercato del lavoro in chiaro-scuro: dall’insediamento dell’esecutivo Renzi (febbraio 2014) a ottobre scorso, iI tasso di disoccupazione giovanile è sceso di 6,6 punti percentuali; si sono creati 571mila posti di lavoro in più (due terzi dei quali a tempo indeterminato) e il numero dei senza un impiego si ridotto di 280mila unità (a ottobre si è tornati sotto la “barriera psicologica” dei tre milioni di disoccupati, fermando l’asticella a quota 2.989.000 per l’esattezza). Sul fronte giovanile, restiamo comunque distanti dai principali paesi nostri competitor: con un tasso di disoccupazione al 36,4% siamo ancora al terz’ultimo posto (peggio di noi solo Spagna, al 43,6%, e Grecia, al 46,5% – ultimo dato di agosto).