La Regione Sicilia ha più dipendenti di tutto il Nord e mantiene il record di personale pubblico nonostante la crescita si sia quasi del tutto arrestata nelle regioni meridionali. Il richiamo del posto fisso è ancora alto ovunque ma negli enti locali è partita “l’operazione riequilibrio”. Tra il 2014 e il 2016, infatti, sono molte le Regioni del Mezzogiorno che tagliano con decisione sulle piante organiche anche se il Nord è sempre l’area più virtuosa per spesa e numero di dipendenti. Dall’ultima relazione della Corte dei Conti su Regioni, Province e Comuni si scopre infatti a sorpresa che il calo maggiore dei dipendenti si registra in Molise, Puglia, Campania e Abruzzo. Molise e Basilicata si segnalano poi anche per una riduzione significativa nel numero dei dirigenti. In generale, nel confronto tra aree il personale cresce di più al Nord (più 13,33 per cento) e nel Centro (17,42 per cento) mentre al Sud si registra quasi una battuta d’arresto (più 1,83 per cento).
Certo, non è che adesso la geografia italiana del pubblico impiego sia stata sovvertita. Rimangono infatti i “casi” storici: la Corte dei Conti segnala per l’ennesima volta “punte di maggiore concentrazione” del personale nella Regione Siciliana. Però tra le Regioni a statuto speciale l’aumento maggiore è quello del Friuli Venezia Giulia, più 28,7 per cento. C’è una ragione, che emerge dalla stessa relazione: la riforma degli enti locali varata nel 2014, che ha determinato significativi trasferimenti di personale proprio verso la Regione.
In generale, il valore medio tra la consistenza ( i dipendenti reali in organico) e quella della popolazione attiva viene superato in tutte le Regioni del Centro e del Mezzogiorno, mentre tutte le Regioni del Nord, a eccezione della Liguria, presentano valori più bassi della media nazionale. Se dalla distribuzione si passa però a uno sguardo d’insieme, gli enti locali si sono attenuti alla normativa sul contenimento di costi e personale: in particolare per le Regioni e le Province autonome l’incremento del personale nel triennio è stato molto modesto, dell’1,63 per cento. Anche sul fronte degli stipendi c’è una forte tendenza al contenimento: la spesa totale per le retribuzioni (che non considera però il lavoro flessibile) vede un calo dell’1,47 per cento nel 2016 rispetto al 2014, anche se però rispetto al 2015 si registra un modestissimo aumento (più 0,42 per cento). Nelle Regioni a statuto ordinario a un calo delle retribuzioni medie nel Mezzogiorno si contrappone un aumento del Nord e soprattutto del Centro. Per i Comuni il calo del personale e della spesa sembra persino eccessivo, sicuramente è più che consistente. Per quelli di popolazione superiore ai 60 mila abitanti delle Regioni a statuto ordinario c’è una flessione della consistenza dei dipendenti del 5,30 per cento, che ancora una volta è molto più consistente al Sud (meno 8,13 per cento) piuttosto che al Nord (meno 3,94 per cento). Anche nelle Regioni a statuto speciale il calo è significativo, meno 4,32 per cento, in testa i Comuni della Sardegna. Nel complesso, nel 2016 il personale dei Comuni si riduce di quasi 20 mila unità rispetto al 2014, con un risparmio di 533 milioni. La riduzione maggiore di personale e di spesa si riscontra però per le Province.
Fonte La Repubblica