E’ stato condannato a 18 anni direclusione il “timoniere” tunisino del barcone naufragato il 18aprile 2015 nel Canale di Sicilia, portando con sé in fondo almare oltre 700 migranti. La sentenza è stata emessa dal gup diCatania, Daniela Monaco Crea, che ha condannato contestualmente a5 anni l’assistente siriano del timoniere. In quella che ad oggiè la più grave tragedia dell’immigrazione di cui si abbianotizia, ha visto soltanto 28 sopravvissuti. Nei confronti degliunici due imputati, proclamatisi sempre innocenti, l’accusa eradi favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per iltunisino, inoltre, la procura etnea aveva formulato anchel’accusa di omicidio colposo plurimo e naufragio.La sentenza ha accolto la richiesta di condanna a 18 anni per ilcomandante, formulata dai sostituti Rocco Liguori e AndreaBonomo, e parzialmente quella per l’assistente, per il quale gliinquirenti avevano chiesto una condanna a 6 anni.Il naufragio avvenne la notte del 18 aprile 2015, nel corsodelle operazioni di soccorso al barcone, effettuate dalmercantile King Jacob. L’imbarcazione, stipata all’inverosimile,entro in collisione con la nave, inabissandosi. Soltanto loscorso giugno la carretta del mare è stata recuperata e portataad Augusta dove sono state effettuate le operazioni e le analisiper cercare di restituire una identità alle vittime.Il gup ha anche stabilito anche un risarcimento complessivo di9,3 milioni di euro per le 728 vittime. Tra le parti civilic’erano anche due migranti che all’epoca del naufragio eranominorenni.