Nel 1860, i dati su aziende industriali e numero di addetti «erano migliori al Sud che in qualsiasi altra parte della penisola», scrive John Anthony Davis, in Napoli e Napoleone. L’Italia meridionale e le rivoluzioni italiane (1780-1860), citando l’ottimo studio, pochissimo pubblicizzato e presto scomparso dalle librerie, di Luigi De Rosa, La provincia subordinata. Ma quando il Regno delle Due Sicilie «cessò di esistere, il mito di un Sud immobile e immutabile tornò utile per giustificare l’inadeguatezza di una medicina che era stata già provata e che aveva già dimostrato le sue mancanze». Quel mito è comodo ancora oggi.