Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il governatore Mario Oliverio e il presidente della massima Assemblea calabrese “ad attuare ogni iniziativa finalizzata a non rendere operativo il decreto che non permette di assicurare la continuità dell’erogazione delle prestazioni
sanitarie concernenti i livelli essenziali di assistenza”. Il riferimento è ovviamente al famoso Decreto Calabria che introduce norme straordinarie nella gestione della sanità e che, secondo i nostri consiglieri regionali,
viola l’autonomia della Regione sancita dalla Carta Costituzionale modificando norme ordinarie attuative dell’art. 120, comma 2, (legge 131/2013), oltre alla presunta incostituzionalità con gli articoli 2,3 e 5 della Costituzione e con l’art. 77 in riferimento alle condizioni di necessità ed urgenza richiamate nel Decreto.
Quindi prima di avviare eventuali ricorsi per via costituzionale, la Regione Calabria prova a fare pressioni politiche sul Governo. Mail problema non è solo giuridico perchè per i consiglieri «non risolverebbe nulla rispetto alle problematiche sanitarie che la Regione vive da oltre un decennio, oggi aggravate dal blocco del turnover del personale che mette a rischio il diritto della salute dei cittadini calabresi ».
Il dibattito in aula è stato quasi pleonastico perchè tutti i consiglieri dissentono dal provvedimento speciale emesso per la Calabria e nel quale si parla della gestione del sistema, ma non sono previsti finanziamenti o investimenti per migliorare i servizi. Ad aprire la discussione è stato il capogruppo di Forza Italia, Claudio Parente, tra i promotori dell’ordine del giorno sul provvedimento adottato dal Cdm a Reggio Calabria: «Il decreto del governo è incostituzionale, perché viola le prerogative della Regione. Inoltre – ha detto – è un
provvedimento contraddittorio perché in realtà certifica il fallimento dei commissariamenti disposti dal governo nazionale in questi ultimi anni».
Per Sebi Romeo capogruppo del Pd quello di ieri è stato un primo passo verso «la necessaria mobilitazione che la Calabria deve mettere in campo contro un provvedimento inutile nel merito e grave nel metodo».
«La verità – ha aggiunto Romeo – è che il governo che si dice del cambiamento sulla sanità calabrese ha deciso di non cambiare nulla. E poi dobbiamo ricordare che a controllare i conti in questi anni c’è un advisor, Kpmg: bene, quando l’advisor Kpmg sarà chiamato a rispondere della sua attività? E’ vero che ci sono interessi di gruppi imprenditoriali del Nord che stanno succhiando la sanità calabrese? Perché il governo mantiene contro la Calabria un commissariamento chiaramente incostituzionale?”.
«Quando minacciai di incatenarmi a Palazzo Chigi desistetti perché fui ingannato da chi in quel momento governava e che mi aveva assicurato che sarebbero stati assunti provvedimenti per cancellare il commissariamento della sanità calabrese ». Lo ha detto il presidente della Regione Mario Oliverio concludendo il dibattito. Oliverio, ha anche reso noto di avere impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale il decreto «che impedisce persino ai professionisti calabresi – ha detto – di potere candidarsi a dirigere le aziende ospedaliere o le Asp. Un provvedimento, quello del Governo – ha proseguito Oliverio – di chiaro
stampo coloniale adottato per rappresentare la Calabria come terra di malaffare e una sanità regionale allo sbando». E che dire del tanto pubblicizzato Consiglio dei Ministri a Reggio Calabria?«Una iniziativa storica avrebbe sotteso annunci positivi per i calabresi: dal lavoro per i giovani, a Gioia Tauro, ai trasporti. Niente di tutto questo -ha detto Oliverio – anzi, si forniscono dati truccati per l’emigrazione sanitaria e nessuno a livello governativo interviene».