Di SIMONA D’ALBORA
Adesso gli aggettivi servono più che mai, le mamme coraggio vanno distinte dalle altre mamme: quelle che maltrattano e ammazzano i loro figli. Nella terra dei fuochi, dove è sempre più facile perdere un figlio colpito da tumore o leucemia, deve fare rabbia ascoltare storie di mamme che maltrattano, abusano e uccidono i propri figli.
Le mamme coraggio combattono la loro battaglia contro la criminalità che ha avvelenato le loro terre, contro una malattia che lascia ben poche speranze di festeggiare i compleanni dei propri figli, contro le Istituzioni che a volte fanno troppo poco. Proprio loro sono lì, non hanno il tempo di avere una loro vita durante la malattia dei figli, e non ne hanno voglia dopo, quando perdono la loro battaglia e sono costrette a seppellire i loro figli.
Uccidere un bambino, il delitto più atroce da commettere, e quando lo commette un consanguineo o la propria mamma tutto diventa ancora più atroce. Eppure i miti greci narrano di Medea, che per vendicarsi dell’abbandono del marito Giasone, vincendo la sua natura, uccide i loro figli e glieli offre in pasto. Ecco è quel vincendo la propria natura che sembra perdere di significato: esistono mamme che uccidono i figli e l’ultimo delitto non è il primo caso, esistono mamme che non vincono la loro natura, semplicemente non hanno quella natura.
Psichiatri, psicologi, gente comune si interroga sulla follia di una mamma e a quella follia si riporta la causa del delitto o l’unico movente possibile, ma non potrebbe essere diversamente? Nessuna spiegazione diversa riesce ad essere data, anche se psicologi e criminologi, in alcuni casi, sono concordi nel dire che non si tratta di follia, o di un raptus, così anche per l’ultimo caso alcuni psicologi sostengono che la mamma potrebbe avere avuto una motivazione non necessariamente legata alla follia, ma a un segreto di cui il bimbo era a conoscenza e che avrebbe rovinato la madre. Si potrebbe dire quindi che se da un lato abbiamo le mamme coraggio, includendo in questa parola anche donne che crescono da sole i loro figli e che si annientano, la mamme delle vittime della criminalità, chiunque abbia combattuto per la vita del proprio figlio e dall’altro le mamme Medea, quelle che uccidono per follia o perché ritengono la motivazione per uccidere più importante del loro essere mamma.