Il Sud, proprio non vuole aprire gli occhi; tanto, perché non sa guardarsi dentro ed ancor meno attorno, per ben capire di quali risorse dispone per il presente della sua gente, oggi in crescente e grave sofferenza umana e per il futuro sempre più umanamente negato ad un popolo di silenziosi e di sottomessi. Proprio non sa e non vuole alzare la testa e diventare saggiamente protagonista, partecipando alle scelte ed alle decisioni che oggi sono scelte e decisioni imposte da parte di chi comanda, senza alcuna considerazione per il cittadino meridionale che tale non è, in quanto solo e sempre più, visto come un suddito sottomesso, senza alcun diritto di saggia cittadinanza attiva, tra l’altro, utile e funzionale agli stessi potenti dominatori che pretendono di tenere sottomessi i dominati, a cui nulla è dovuto dal potere.
Questo è il Sud! Questa è la gente del Sud! Alla base del vivere meridionale c’è l’indifferenza umana; c’è la sottomissione dei deboli che hanno il dovere silenzioso di sottostare al volere egoistico e prepotente di chi li comanda, con un fare da “dominus” che nessuno e niente può mettere in discussione, in quanto trattasi di un fare che ha le sue sante origini in quel “Dio me lo ha dato e guai a chi lo tocca”.
Questo Sud familistico, individualista e dal potere sempre più padronale, con dominanti non disposti a cedere niente ai dominati, si è presentato assolutamente disarmato anche all’appuntamento con il tempo nuovo del Terzo Millennio.
Tanto, manifestando tutta la sua umana fragilità d’insieme ed il suo tempo disumanamente dal futuro negato.
Che tristezza! Così proprio non va! Bisogna che l’insieme meridionale si svegli e da “protagonista” attivo e partecipe impari a costruire il proprio futuro senza deleghe in bianco agli “altri” del potere unico, interessati unicamente a fare i loro interessi ed a godersi il più a lungo possibile, poteri e privilegi; tanto e tra l’altro, con un fare confuso e senza alcun rispetto per il passato che, in uno con il presente, deve diventare futuro, garantendo, con le sagge radici del tempo che fu, anche quelli del futuro che saranno, sempre e comunque, parte di Noi e che vivranno e trasferiranno agli altri che verranno, il loro passato di cui facciamo parte anche Noi e siamo riferimenti umanamente significativi soprattutto se siamo riusciti a dare il meglio di Noi, come uomini e comunità di idee, del pensiero e di un fare utile al mondo culturale, dove sempre è e sarà importante la nostra creatività, la nostra partecipazione, il nostro impegno per quel cambiamento umano che dipende da Noi; che dipende soprattutto da Noi.
Ma per essere saggiamente protagonisti del presente e soprattutto del futuro, occorre che il proprio fare di impegno non si fermi mai e che continua sia la partecipazione umana, sociale, culturale e del sapere per il nuovo del mondo, dal percorso segnato e soprattutto frutto del nostro impegno che deve andare oltre Noi stessi per diventare insieme condiviso; tanto, privilegiando l’uomo in quanto ESSERE, rispetto a tutto il resto parte di quell’avere-apparire che egoisticamente si pone all’attenzione dell’Uomo della Terra, come il nuovo del mondo, pur sapendo che non è così e che non serve al futuro per il saggio fare delle diversità umane da integrare soprattutto nell’umanità di un insieme che, per diventare protagonista di futuro, deve sapersi ritrovare nel nuovo cammino universale, del welfare universale, lasciatoci in eredità dal grande umanista-sociologo Zygmunt Bauman.
Tanto è assolutamente necessario per evitare quel disastro umanitario sempre più dietro l’angolo e che non gioverebbe a nessuno del mondo che ne avrebbe solo effetti catastrofici sia per l’uomo che per la Terra che lo ospita, con un suo fare non sempre rispettoso ed amico.
Pur pensando al welfare universale come un nuovo del mondo, socialmente, bisogna impegnarsi a costruire insieme, un insieme umano saggio e responsabile. Un insieme. da insieme universale delle diversità umane.
Un insieme umano che, non si trasformi in welfare state all’italiana con misure di tipo falsamente universalistiche, senza futuro possibile, ma unicamente assistenziali, con caratteristiche di un welfare universale da Babbo Natale.
Il Sud, liberandosi dai paraocchi che ne comportano risultati catastrofici, deve saggiamente pensare al futuro.
Un futuro assolutamente possibile se saprà capire l’importante ruolo della cultura e del suo patrimonio culturale, una risorsa meridionale che può cambiare il Sud, da mondo italiano negato al futuro, a mondo italiano dal futuro possibile ed utile alla sua gente, oggi condannata con le sue braccia ed i suoi cervelli eccellenti, ad abbandonare la Terra dei Padri, una Terra maltrattata e tradita dall’uomo, assolutamente incapace di capire i suoi importanti valori, un patrimonio di pensiero, di saperi, di testimonianze culturali che può concretamente cambiare le sorti diffusamente tristi della gente meridionale.
Per tutto questo occorre un’idea nuova di formazione, di istruzione e di utili sinergie del conoscere, partendo dalla scuola e prima ancora dalla famiglia, un’agenzia d’insieme umano fortemente compromessa dall’indifferenza per gli altri, compresi i loro figli che, bambini oggi, saranno i cittadini di domani, bisognosi di crescere dialogando ed imparando a coniugare le idee con il fare, per così costruire insieme percorsi di umanità integrati nella società che, per essere veramente nuova in senso globale, deve far crescere in tutti i suoi membri l’autostima, per così essere capaci di stare al passo con i tempi nuovi, rendendoli tempi da futuro possibile per tutti.
Tanto, oltre che possibile, è assolutamente necessario. Per questo cammino d’insieme è necessario partire dalla Famiglia, prima insostituibile agenzia di socializzazione per poi passare attivamene al mondo della Scuola, dove va garantita a tutti una buona capacità di apprendimento, affidando il sistema scolastico ad un saggio sistema di istruzione e formazione che, da scolastica deve assumere il carattere di formazione permanente. Occorre una grande svolta epocale per un Paese come il nostro che non può assolutamente continuare a farsi male non realizzando quel percorso di integrazione umana nella società, assolutamente necessario al futuro italiano di SOCIETà INTEGRATA.
Giuseppe Lembo