Samuele Sassu
Diffide, contromosse e smentite trasformano ormai la vicenda del Crescent in uno scontro nel quale tutto sembra concesso. All’ombra della gigantesca costruzione che sorge nell’area di Santa Teresa, sul lungomare di Salerno, Italia Nostra e Comitato No Crescent, da un lato, e il sindaco Vincenzo De Luca, dall’altro, non intendono mollare la presa. A dire il vero, però, l’avanzata del fronte contrario alla realizzazione del progetto di Ricardo Bofill appare in netto vantaggio. Soprattutto ora che lo stesso tavolo tecnico previsto dagli organi ministeriali è stato dichiarato illegittimo e non riconosciuto dal Codice Urbani. “
La competenza in materia paesaggistica – ribadiscono le organizzazioni – è del solo sovrintendente Miccio”, il quale ha già dato ragione a Italia Nostra, che insiste: “La devastazione dell’area di Santa Teresa, come emerge dai fascicoli penali, è dipesa dalla cattiva gestione amministrativa, dall’incapacità tecnica e da atti illegittimi posti in essere dall’ex sovrintendente. Il nostro obiettivo è la legalità, lo stesso che, in uno Stato democratico, dovrebbe essere proprio di tutti i cittadini, anche dei commercianti che oggi pretendono celerità ed efficienza, ipotizzando, in maniera indimostrata ed indimostrabile, che il superamento della legalità possa favorire l’economia della città”.
Furiosa la reazione del sindaco Vincenzo De Luca, protagonista anche di un piccolo giallo: pochi giorni fa, è circolata la notizia secondo cui il primo cittadino, assoluto sostenitore del tavolo tecnico, avrebbe invece compiuto un passo indietro, per evitare un’ulteriore matassa normativa. Una news seccamente smentita poco dopo dallo stesso De Luca che ha accusato i giornalisti e rimarcato la necessità di istituire al più presto un tavolo tecnico, attaccando ancora una volta le associazioni ambientaliste: “Questo è uno dei casi nei quali incontriamo la palude burocratica italiana. In nessun Paese al mondo, con un edificio già completato, un investitore impiega 40 milioni di euro e, dopo sei anni, sulla base di un ricorso della sedicente ‘Italia Nostra’, si blocca un procedimento amministrativo”.
Nei giorni scorsi, il primo cittadino di Salerno ha anche pubblicato sul sito web del Comune la richiesta di rinvio a giudizio sul Crescent, depositata dai pm Rocco Alfano e Guglielmo Valenti, che riguardano almeno 23 persone, tra cui egli stesso, i componenti della giunta comunale in carica sei anni fa e l’allora soprintendente Giuseppe Zampino, presunti autori di una lottizzazione abusiva. L’iniziativa è stata duramente criticata dalle associazioni ambientaliste, poiché “l’atto penale divulgato è incompleto e – precisano – non può essere una dimostrazione di trasparenza”.
Il 9 ottobre, comunque, si terrà l’udienza preliminare davanti al gip Sergio De Luca. Parti offese sono Pierluigi Morena, del Comitato No Crescent, Raffaella Di Leo, di Italia Nostra, Corrado Salustro, della ditta Cogefer, il Ministero dell’Ambiente e il Comune di Salerno. Quest’ultimo, rappresentato dalla giunta attuale, potrebbe perfino chiedere un risarcimento a quella precedente, in parte composta dagli stessi membri. I paradossi all’italiana.
Fonte: quotidianoarte.it