Il referendum consultivo sull’autonomia si è celebrato ieri in Lombardia nel Veneto. In quest’ultima regione la partecipazione è stata vicina al 60% abbondantemente al di sopra del quorum.
Nel Veneto superato il quorum
Il governatore Zaia festeggia dicendo: siamo nei libri di storia. Chiederemo più competenze e federalismo fiscale. E annuncia che già domani mattina sarà convocata la giunta per la presentazione del progetto di legge.
L’affluenza in Veneto è stata abbondantemente vinta, il quorum è stato centrato perché la partecipazione al voto ha superato il 60%.
Nessuna conferma però dell’incontro domani a Venezia con il premier Gentiloni con cui parleremo quando avremo deliberato, precisa Zaia. “Questo referendum non è affatto una buffonata – aggiunge il Governatore del Veneto – ma il big bang delle riforme e I veneti hanno dimostrato con un grande senso civico che le riforme si possono fare nell’alveo della Costituzione. Se il governo vuole cogliere questo segnale Il Veneto è pronto a collaborare e a discutere”: un messaggio che rappresenta il superamento delle mire indipendentistiche della Lega.
In Lombardia, bottino più magro
Più magro il bottino per il presidente della Lombardia Maroni che deve accontentarsi di un affluenza intorno al 38%. A Milano record di astensioni. “Uniamo le forze per la battaglia del secolo – esorta il governatore – avere più competenze e risorse ma anche il riconoscimento della Lombardia come regione speciale”.
La lega esulta
Il leader della Lega Salvini esulta: “Più di 5 milioni di cittadini ci chiedono il cambiamento alla faccia di Renzi che invitava a stare a casa”. Insieme con lui anche l’Azzurra Gelmini che assicura: “Una lega più forte non ci spaventa. Anzi aumenta la chance di vittoria del centro-destra”
Ed ora che cosa può succedere?
Le regioni dovrebbero farsi carico di deleghe specifiche (scuola, lavoro, servizio postale, ecc.) ma vorrebbero avere più risorse “pescando” nelle tasse pagate dai residenti che invece affluiscono allo Stato. Si fanno calcoli che si tratterebbe di 94 miliardi di euro che le due regioni neoautonomiste versano allo stato più di quanto ricevono e spendono (Corriere della Sera del 22 ottobre). Ma siamo certi che queste due regioni avrebbero un tale surplus fiscale se fossero state autonome da sempre? Molti di questi redditi, formalmente di residenti nelle due regioni, in realtà provengono da attività svolte in altre regioni. E, se l’Italia fosse fatta di regioni tutte autonome, c’è da ritenere che ognuna metterebbe in azione un qualche marchingegno per privilegiare i propri residenti ai danni degli altri.
Se così fosse stato, avremmo avuto una Italia con tante piccole frontiere e protezionismi locali che farebbero risultare più povere tutte le regioni e tutta l’Italia. Se ne deduce che una parte non trascurabile di quelle risorse derivano dall’essere l’Italia un paese unito e quindi non possono essere cedute alle singole regioni. Chiederle indietro significa appropriarsi di qualcosa che non appartiene. In queste condizioni, se una regione italiana vuole più autonomia e più deleghe, si faccia avanti ma si paghi interamente i costi inerenti alle nuove funzioni, facendo economie su altre spese e/o mettendo nuove tasse sui propri residenti. Quando le regioni avranno un loro sistema fiscale, allora sì che avranno una certa autonomia, ma temo che saremmo tutti un po’ più poveri e più arrabbiati.