“Con la cultura si mangia, eccome”. Non ha dubbi Gian Maria Faras, presidente di Eurispes, che suggerisce alle istituzioni di sfruttare gli asset come cultura, manifattura, turismo e agricoltura per superare la crisi e rilanciare il Paese nel mondo. Considerazioni che arrivano a margine della presentazione del Rapporto Italia 2014, svoltosi lo scorso 30 gennaio presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Un invito, come si legge nel titolo, a “prestare ascolto all’Italia che funziona”, combattendo nichilismo e pessimismo deleteri per il futuro. Durante la presentazione emerge ancora una volta la relegazione del patrimonio culturale italiano al ruolo di Cenerentola delle politiche pubbliche. Ciò deriva soprattutto da un atteggiamento radicato nel nostro Paese e nella sua classe dirigente che ha dato per scontato il consolidamento della tradizione culturale italiana. Una pigrizia intellettuale che ha impedito di progredire nella ricerca di strumenti per rinnovare il settore, poiché la superficiale manutenzione del patrimonio artistico non basta più.
Dal rapporto emerge anche un’altra necessità: cultura e turismo debbono essere due settori in simbiosi. L’Italia è al primo posto nel mondo per patrimonio culturale, ma mancano campagne di marketing e promozione dispiegate a livello internazionale che consentano di sfruttarlo efficacemente. Troppo spesso, infatti, si riscontra una grande frammentazione: regioni e città sperperano risorse enormi per campagne di comunicazione singole o per aprire sedi in giro per il mondo. Come afferma il presidente Faras, “il turismo è un asse portante dello sviluppo”. Per conciliare questi due settori fondamentali occorre analizzare alcuni numeri scaturiti dal Rapporto Eurispes, dai quali emerge un paradosso tutto italiano: per un euro pubblico investito in cultura in Italia, se ne generano altri 20 di Pil. Purtroppo, il sostegno diretto da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali, nel 2011, è crollato al minimo storico di 1.425 milioni di euro, appena lo 0,19% della spesa statale complessiva.
La spesa per la cultura dell’intero settore pubblico, 7 miliardi di euro nel 2005, è diminuita del 20%. Stesso trend per le erogazioni liberali in favore della cultura che, nel 2011, è stato di circa 28,5 milioni, quasi l’11% in meno rispetto all’anno precedente. Non è un caso, dunque, che i visitatori complessivi di tutti i musei italiani non raggiungano quelli accolti ogni anno dal solo Louvre di Parigi. Infine, l’accenno al quadro occupazionale: Germania e Regno Unito i migliori in assoluto, rispettivamente con il 2,8% e il 2,9% di occupati sul totale, nel 2011. In Italia soltanto il 2%, con meno di cinquecentomila unità, peraltro quasi tutte vittime di discontinuità occupazionale. il Rapporto Eurispes conclude l’analisi su cultura e turismo invitando a seguire Paesi come Svizzera, Canada e Giappone, che mostrano maggiore capacità di dinamismo e aperture alle sfide della globalità e della contemporaneità.