Alla Popolare di Bari arrivano i commissari mandati da Banca d’Italia. Ma il piano di salvataggio si ferma sulla porta di Palazzo Chigi: il progetto per ricapitalizzare la banca attraverso il Mediocredito centrale divide il governo aprendo scenari di crisi. La spaccatura ha preso forma nella tarda serata di ieri, quando era prevista una riunione del Consiglio dei ministri che è iniziata poi con un’ora di ritardo e senza generare alcun esito. Un dato è certo: Italia Viva si è espressa contro l’iniziativa, minacciando di disertare la riunione, mentre i 5Stelle hanno chiesto una pausa di riflessione. Dentro e fuori il governo il clima è di estrema tensione. Il Consiglio dei ministri era stato convocato per approvare un decreto legge che autorizzava la ricapitalizzazione del Mediocredito centrale attraverso la società che la controlla, Invitalia.  Il piano del governo è quello di ricapitalizzare Mediocredito centrale, in modo che possa intervenire su Banca popolare di Bari e salvare l’istituto. Alle 20 e 18 — quando l’intervento della banca centrale è ancora solo una voce — Conte convoca un Consiglio dei ministri per dare il via al salvataggio pubblico. Ma un’ora dopo la riunione sembra saltare per colpa dei renziani, che si rifiutano di partecipare. «Ci hanno convocato mezz’ora prima, quando i nostri ministri erano già a casa — dice il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato — qualcuno ha fatto il furbo, non possiamo approvare un testo se ci trattano così, non siamo scemi». I 5 stelle li seguono: «Serve una riflessione — dice Di Maio, impegnato a Catanzaro — dobbiamo aiutare i risparmiatori non i banchieri». A quel punto, i ministri M5S, già arrivati a Chigi, vanno via. Resta solo la vice all’Economia Laura Castelli in anticamera. Ma il Consiglio dei ministri parte lo stesso, con dentro una fotografia surreale: non ci sono né renziani né grillini. Il premier è solo con Leu, i dem e una spaesata Luciana Lamorgese. Conte non può permettersi di arrivare a lunedì senza una soluzione: i mercati aggredirebbero le banche e metterebbero a rischio l’intero sistema. Così prova ad andare avanti, cercando di forzare la mano insieme al ministro dell’Economia Gualtieri. Ma capisce che non può permetterselo: alla fine, dalla riunione, viene fuori solo uno scarno comunicato pieno di buone intenzioni.